venerdì 13/03/20
Capita che succedano piccole cose che ti aprono la mente di botto, ti colpiscono intimamente in una maniera così netta da separare le cose fra il prima e il dopo.
Viviamo tempi orribili, i tempi di una pandemia che ha caratteristiche strane ma assai impegnative per tutti. Si tratta di una influenza, un coronavirus, chiamata covid-19.
Pare che questo virus abbia iniziato a contagiare le persone nella regione della Silicon Valley cinese, in particolare nella città di Wuhan. Qui esiste un laboratorio BSL4 su terraferma, una eccezione per quel livello di pericolosità, questo BSL4 ha anche un’altra caratteristica eccezionale dato che, nonostante si trovi nel territorio della Repubblica Popolare della Cina, è aperto a una partecipazione francese e alla Organizzazione Mondiale della Sanilta, l’OMS .
Le ipotesi di uno sbaglio procedurale e conseguente epidemia si sono mischiate prima alla balla colossale della trasmissione da animali esotici mangiati da qualcuno, poi a una deliberata diffusione che, delle tre, appare la più probabile.
Successivamente un tedesco, ottuso come spesso lo sono, forse anche consapevolmente, ha portato se stesso e il bagaglio infettivo, qualche ministro italiano dice ” vairus ” perché pensa che faccia figo, in Germania per poi fare un giro a Codogno e contagiare tutta la Lombardia prima, e il Veneto poi.
Il nostro sveglissimo governo, composto da gente che gli elettori brucerebbe e dai due partiti che hanno perso più consenso della storia, supportati inoltre da un Presidente della Repubblica vitalissimo come di grande spessore, per essere eleganti, ha messo in campo delle tardive quanto eccessive misure di contenimento in modi goffi e pericolosissimi.
Non ha voluto esercitare alle frontiere quarantene preventive per i viaggiatori che arrivavano dalle zone colpite anzi, ha lanciato l’hashtag #abbracciauncinese dando del razzista a chiunque avesse qualche dubbio e timore, perché un virus cinese non va discriminato ricordaVetelo.
Intanto continuava a far effettuare il servizio traghetto migranti alle ONG che, sotto ogni bandiera, portavano finti naufraghi in Italia, paese che era ben felice, in questa crisi, di continuare a stanziare soldi e affardellare il SSN con i suddetti falsissimi naufraghi.
Il Giuseppi nazionale quindi cosa mi fa? Mi prepara un decreto che sigilla la Lombardia dal giorno successivo, e fin qui… ma lui, il suo staff, qualcun altro ― hanno anche provato ad affibbiarne la responsabilità al governatore di quella regione ― fanno trapelare il testo che andrà in vigore a partire dal giorno dopo.
Il risultato automatico è stata una fuga precipitosa di tutti o quasi i tanti meridionali che vivono lì per lavoro. Ovviamente tutti hanno iniziato a dare degli incivili e incoscienti a queste persone, senza minimante comprendere che le masse vanno governate e, se il pastore è un coglione, diventa impossibile. Altrettanto ovviamente, questi fustigatori dei fuggiaschi da terre infette sarebbero stati i primi a fare lo stesso a parti invertite.
Arriviamo ad oggi, momento in cui l’intera nazione è dichiarata “zona rossa”, le attività non primarie come scuole, stadi, palestre, piscine ecc. sono chiuse. Si può uscire per lavoro, quei pochissimi che ancora ci vanno, o altre faccende inderogabili quali motivi sanitari o di sussistenza, muniti addirittura di autocertificazione ― io ho anche la stampante rotta ― e da soli.
Anche in strada bisogna stare a più di un metro l’uno dall’altro e si può entrare massimo due per volta nei negozi o nelle farmacie. Questo ha innescato un clima da junta militar che non vi dico, con estremismi anche da parte di alcune autorità, appoggiate da larga parte della popolazione, che vedono nei loro sogni quartieri militarizzati e castighi/pene per i trasgressori inneggiando alla distruzione di ogni diritto costituzionale .
Il nostro supergovernatore Vincenzo De Luca voleva addirittura vietare lo sport all’aperto, poi ha rettificato.
Certo il dramma c’è, le vittime pure ma per una pandemia sono proporzioni ridicole. L’altro ieri, il 13 marzo ’20, l’ISS certificava appena due, dico due, casi certi di morte per coronavirus, due su poco più di 1000 segnalati però dopo aver studiato appena 100 cartelle cliniche, se la proporzione mantiene siamo a circa 20 morti che dovrebbero giustificare il blocco un paese per una “pandemia“, me le aspettavo diverse le “pandemie“.
Ora queste posizioni, espresse pubblicamente, mi hanno esposto a un fuoco incrociato inenarrabile, addirittura una imbecille ha scritto ai titolari della ditta con cui collaboro per cercare di farmi perdere il lavoro, essendo indegnamente non allineato.
Questo da adito a tanti dubbi sulla situazione e i suoi motivi reali ma lascerei perdere per non addentrarmi nelle dinamiche totalitariste che si poggiano sulla tecnocrazia che assorbirebbero il racconto.
Questa breve premessa per scrivere e ricordare la sequenza degli eventi per me rilevanti e inquadrare in quale clima, il 13 marzo, sono andato a correre nel parco pubblico adiacente al palazzo in cui abito.
C’era chi, munito di mascherina, attraversava la strada perché dicono che il virus “aleggi nell’aria per più di trenta minuti” o cose del genere, insomma, manco l’ebola si propaga così. Comunque in questo quasi deserto vado a correre, per sfogarmi e per prendere aria, affaticato da uno scarso allenamento e dalla privazione delle mie libertà, comprese quella di vedere mio figlio decenne da parte della madre perché, quando ancora non era scoppiato il panico, ero raffreddato e tornavo da Roma.
Questa è, in sintesi, la dinamica del totalitarismo che prima ho evitato di approfondire: gli zelanti cittadini reprimono le libertà degli altri, prima ancora degli apparati repressivi, in virtù di un sedicente quanto pretestuoso bene superiore. Essi effettuano azioni feroci con la falsa giustificazione della ragione piena, intesa alla francese, in cui il lemma indica il martello che ha ragione in ragione della sua forza bruta indirizzata sul bersaglio di turno.
Per una volta avevo lo spazio tutto per me, nei collegamenti della ciclabile fra diversi tratti che incrociano la viabilità ordinaria avevo un attraversamento semplificato, per via della scarsità di automobili e poi, sono rimasto basito:
I cani ai cancelli abbaiavano.
Sono sicuro che tutti siamo saltati qualche volta passando di fianco a un cancello perché c’era un cane che faceva il suo dovere per proteggere il branco. È il minimo sindacale che deve fare un cane, però di solito tutti conosciamo, nei nostri percorsi abituali, dove sono distribuiti questi cancelli cane-muniti . Sono decenni che vado a correre in questi posti e mai, ripeto mai, ho sentito un cane abbaiarmi da dietro quei cancelli. Per un pezzo la mia corsa è diventata automatica ero assorbito dal cercare un perché, come era possible? Poi ho capito, mi è arrivata quella consapevolezza che separa il prima e il dopo e ti fa comprendere le cose.
C’è la pandemia, non c’è nessuno per strada, una strada trafficata di esseri umani normalmente, tanti da non essere più possibile abbaiare a tutti, eccola la misura della privazione delle libertà, eccola la misura della segregazione forzata che viviamo, eccola qua.
La nettezza del concetto si è stagliata imponente nella mia coscienza e mi è salita la rabbia contro i traditori che lordano il suolo nazionale, quelli che ci hanno venduto, quelli che ci hanno portato nell’euro costringendoci a tagli feroci dello stato sociale, alla deflazione salariale, a perdere competitività rispetto a Germania e Francia per una mera questione monetaria e ci hanno tolto quel potere di spesa che poteva farci restare vivi, se solo il SSN avesse mantenuto i posti di terapia intensiva che aveva nel 1980, erano 922 ogni 100’000 abitanti! Oggi la Campania è andata in crisi per la “pandemia” per la mancanza di circa un centinaio di posti in TI, si ferma un paese perché hai tagliato il SSN per mantenere i parametri di Maastricht , era forse questo che intendeva Enrico Letta, ex primo ministro italiano, European Union ― recita la sua bio su Twitter ― quando scelse il sottotitolo del suo libro di propaganda eurista .
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