Lunedì 19/10/20
Ieri abbiamo assistito a un fantastico gioco di ruolo in sedicente ― ne dubito ― diretta TV.
Le società di produzioni cinematografiche, molto professionali, hanno sempre avuto problemi del genere, se si fossero rivolti a loro, pagandoli il giusto, avrebbero risolto la cosa a monte ma non lo hanno fatto, hanno preferito fare tutto da soli, o quasi, insomma, in una cerchia relativamente ristretta e controllabile.
Questa è la migliore garanzia che quando crollerà questo castello di carte sarà uno sputtanamento senza quartiere, spietato e vendicativo da non riuscirselo a figurare compiutamente in questo momento.
Dicevo dei film, spesso si sono girate scene di centurioni che indossavano orologi digitali o cowboy che smanettavano sugli smartphone, cose del tutto incongruenti per le quali ci vuole esperienza, mestiere, gente abituata alla fiction.
Impossibile pretendere tali inveterate abilità da operatori e registi abituati a fare dirette dai palazzi del potere, nelle quali le uniche incongruenze sono sempre state le affermazioni di chi parla e mai di chi registra, inquadra, organizza l’audio e le luci a cui va sempre la mia massima solidarietà, conosco quale sia la frustrazione di lavorare al meglio per questi tromboni.
Stavo facendo una stima orientativa, più che guardando il modello di orologio di Giuseppi, valutando che si accompagna a una gran donna ― assai difficile sia davvero la sua compagna ― che sfoggiava una borsa, mi dicono, del valore di 85mila eurini.
Sulla base di questa informazione “preziosa” direi che il suo orologio possa avere un valore minimo di 15mila euri per arrivare anche ai cinque zeri, in ogni caso, difficile sia tanto impreciso e malfunzionante da indicare pochi minuti alle 18 quasi quattro ore dopo, difficile anche che un PdC, tanto impegnato da dover lasciare la delega al nemico ― la nostra carissima divoratrice di aringhe Áng(h)ela Mérkel ― non abbia mai dato uno sguardo al quadrante del suo magnifico segnatempo in modo da scorgerne il malfunzionamento o il fatto che fosse fermo, magari per mancanza di carica manuale, ma tutto può essere nel mondo guidato da sole cinque stelle, tutte polari, pentapolari, ché “bi” non bastava.
Devo ammettere però che quel riverbero da improvvisazione, come di chi ha troppo da fare per pensare in maniera minuziosa alla comunicazione, come le bollicine finte nei bicchieri industriali per dargli unapparenza artigianale, aveva un suo “appeal”.
Mi immagino che adesso Rocco Casalino, scodinzolante come un Chihuahua carico d’ansia per il guaio generato dalla sua goffagine, chiarirà, o farà chiarire, che il nostro beneamato premier, oberato dai mille impegni che lo hanno pure costretto a delegare trattative nazionali al peggior stato competitor ― siamo sicuri non si configuri il reato di “Alto Tradimento”? ― non ha avuto neanche il tempo di ricaricare quell’orologetto da quattro soldi, peraltro impreciso di suo dato lo scarso valore meccanico che lo contraddistingue.
Abbiate compassione per chi, con grande spirito di abnegazione e patriottismo, ha donato, senza neanche avere pressanti e insistenti richieste da alcuno, la sua vita e il suo tempo all’aNazione.
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