Oggi, come mi capita spesso, lavoravo al computer. Come mi capita sempre, di tanto in tanto facevo delle incursioni sui social e sulle app di messaggistica.
Mi arriva un messaggio su una chat di “pochi ma buoni”, ho un attimo di difficoltà a capire perché mi sembra ― come a volte capita ― che sia stata rilanciata una vecchia notizia, ma mi sbaglio.
Partiamo dall’antefatto, da quello che successe Il 2 maggio 2020, quello che ritenevo appunto un errore di segnalazione per questioni “temporali”.
Il 2 maggio Dario Musso subisce un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Il TSO è un mezzo straordinario con un iter complesso, in questa occasione rivelatosi fin troppo semplice.
Dario viene braccato e fermato a Ravanusa (AG) mentre gira in auto gridando con un megafono che “la pandemia non esiste“, magari esasperato dall’oppressione ingiustificata e antidemocratica che grazie ad essa si stava perpetrando.
Poco prima del fermo una dottoressa, che diceva essere dei servizi sociali di Canicattì, lo chiamò al cellulare ― lui è convinto si trattasse invece del suo medico curante ― intimandogli di non andare più in giro dicendo che la pandemia non esisteva e minacciandolo che, se non si fosse curato, “avrebbero preso dei provvedimenti“.
Probabilmente la richiesta di TSO, in assenza di una vera visita, era già partita. Senza una obbligatoria seconda visita (non abbiamo neanche la prima in realtà) e senza un vaglio giudiziale, viene poi disposto il TSO per Dario con diagnosi di “scompenso psichico con agitazione psico-motoria” da parte di ben due dottoresse, quella della telefonata e un’altra che gli parlò dal finestrino di una auto al momento del fermo, che dovrebbe costituire la seconda visita. Dopo sette giorni di prigionia Dario esce dal reparto di psichiatria in condizioni pessime. I familiari sporgono denuncia per “sequestro di persona e tortura”.
Archiviato l’antefatto, che meriterebbe da solo molto più spazio, torniamo ad oggi, il messaggio diceva “Cari, xx xxxxx rivogliono fare trattamento sanitario a Dario Musso! Senza parole! Facciamo qualcosa! xxxxx, AVVOCATI! Non è possibile! Facciamo qualcosa! Non si può sopportare!“, al che cerco e non trovo nulla, chiedo chiarimenti e mi arriva subito il link del video di Lillo Massimiliano Musso, fratello di Dario e avvocato, in cui spiega cosa sta succedendo.
È già tutto chiarissimo ma mettere insieme ogni piccola cosa è un lavoro non da poco, valuto se contattarlo direttamente, poi penso a quello che sta passando e desisto, lo ascolto una seconda volta, prendo appunti ed eccoci qua.
La Procura di Agrigento, con a capo Luigi Patronaggio, tramite un sostituto Procuratore, ha disposto un incidente probatorio che produca una perizia psichiatrica su Dario, nella richiesta si legge “Siccome l’assetto mentale di ognuno è mutevole nel tempo, per vedere se è capace di intendere e di volere (il cittadino Dario Musso) dobbiamo valutare se all’epoca dei fatti era capace di intendere e di volere, perché se non lo era non deve essere punito…” il che potrebbe sembrare quasi una cosa positiva ma continua così “bisogna capire se adesso è capace di intendere e di volere“, in pratica bisogna capire se va “trattato ancora” o, come effettivamente è scritto, bisogna “valutare misure sanitarie di contenimento“.
Dario quel 2 maggio bruciò la carta d’Identità davanti ai Carabinieri che gli chiedevano di identificarsi, mostrandogli però poi la patente di guida. Nella discussione (non violenta) che ebbero, disse loro “io non mi fido delle divise, non mi fido dei militari” e continuò dicendo “perché servite il Nuovo Ordine Mondiale“. Questo gli ha fruttato un’accusa per “Vilipendio delle Forze Armate“. Un piccolo personale inciso, se accusate Dario di “complottismo” ― termine usato assai a sproposito tanto quanto “negazionismo” ― riguardo il NWO, dovreste accusare di questo anche Benedetto XVI.
Il “Vilipendio delle Forze Armate“, se pure il suo comportamento lo configura davvero, non è un reato grave, se ne prevede anche la commutazione in sanzione pecuniaria con un minimo di € 1’000 e un massimo di € 5’000, in caso di patteggiamento.
Adesso che ho messo in fila in maniera molto sommaria i fatti, posso dedicarmi a delle brevi riflessioni meno rigidamente ancorate alle cose, a quelle che sono le idee che mi sono fatto.
Lillo dice che andrà avanti, magari portando a Caltanissetta, a Palermo, anche fino al Ministero e al Parlamento questi contenziosi, che paiono irrisolvibili nella Procura agrigentina a causa anche di dinamiche altre, e fa benissimo. Io ancora mi chiedo come sia possibile usare la tortura sanitaria per zittire il dissenso senza incorrere in nessuna conseguenza anzi, potendo minacciare ulteriormente innocenti cittadini con una persecuzione ad personam.
Dario è diventato anche un simbolo, era sul palco di Roma a gridare con tutto il suo fiato che vuole vedere restituita la libertà. La repressione si sente sulla pelle, questo totalitarismo feroce e pervasivo che fa leva come sempre su un sedicente bene superiore, oggi sulla difesa della vita di tutti per cui quella del singolo, se non allineata allo scopo più alto, non vale niente. Motivo per cui si passa sopra ogni regola e ogni ragionevolezza, oltre che sulla carne viva di Dario in questo caso. Che serva da lezione a tutti!
Può starvi bene o meno quello che pensa ma lui si opponeva, da artista, da performer, da uomo libero, allo “Stato Terapeutico“. A distanza di quasi un anno da queste imposizioni, e con numeri ingiustificabili, siamo ancora ricattati da politicanti che ci “concedono” a loro piacimento brandelli dei diritti inalienabili che ci hanno sottratto con delle ragioni pretestuose e insufficienti.
La Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha riconosciuto che l’Italia, senza comunicarlo, ha sospeso i diritti individuali, però nessuno ― tranne Dario e pochi altri ― è sceso in piazza contro questo fascismo pervasivo e violento, ma ammantato di rosso.
Giusto come corollario alle probabili ragioni della protesta che gli ha fruttato tanto dolore voglio citare alcuni Presidenti Emeriti della Consulta:
“La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo non sono legittimi”
“Il primo decreto legge era “fuori legge”. Poi è stato corretto il tiro, con il secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente”
“Il Governo ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione”
“neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi”
Sabino Cassese
“Limitare le libertà con un DPCM, è un atto, in tutto, incostituzionale”
Antonio Baldassarre
Ritengo che un paese civile non dovrebbe permettere questo scempio del diritto, un diritto che deve proteggere i deboli e i singoli cittadini dalle angherie dei potenti. Quanto sta succedendo in nome di questo “bene superiore” ha i connotati della ferocia, della prevaricazione, dell’annichilimento dell’umanità stessa che pretende di proteggere.
Difendiamo Dario, difendiamo Lillo, solo così difenderemo noi stessi e saneremo la nostra umanità ferita, la Costituzione e il portato del Codice di Norimberga:
il SARS_CoV2 è solo una malattia che si può e si deve gestire senza cambiare le nostre vite, la nostra umanità la nostra essenza.
Sulla pagina CONTATTI, la mia mail, i social, il canale Telegram
le informazioni per seguire la mia trasmissione L’OCCIDENTALE.
Per aiutare questo blog: