Riflessioni Senza Categoria

Re(censore)

giovedì 18/06/20

C’è un amico (Massimo Delli Gatti) che viveva nel palazzo in cui sono cresciuto, io al quarto piano, lui al primo.

Era poco più grande di me, ma all’epoca del liceo due o tre anni contano, un cervellone troppo grosso per essere contenuto dal capoccione che si ritrovava.

In realtà ero più amico dei suoi fratelli minori ma mi aveva sempre ispirato un certo rispetto la sua capacità di pensiero, ad oggi ancora ritengo sia una delle persone più intelligenti e colte che conosco.

Come spesso capita a chi è troppo oltre, in questa società ostile ai meno allineati e omologati, succede che si vada in sofferenza, cosa che magari ti fa invidiare i mediocri e che a me fa venire una rabbia oscena e criminale.

L’ho ritrovato telematicamente anni fa, vive lontano da tempo, alla fine ― e questo è l’unico vero sintomo di insanità mentale che gli riconosco ― ha acquistato in prevendita il mio corposo libro.

Mi scrisse delle cose meravigliose a proposito del testo e io, quasi ossessivamente, ho cercato di convincerlo a pubblicare una recensione, quello che dice è bellissimo e quindi ho deciso, finalmente arreso alla sua ritrosia, di farlo io, rimaneggiandolo quanto necessario a emendare i refusi più evidenti.

Ecco come è andata, senza filtri.

***

Massimo: Comunque Mario, voglio farti i complimenti per il libro. E molto bello, si fa leggere, è ben scritto, mi piace perché, sebbene il dato biografico sia sempre presente, a volte pare scompaia.

Può essere facile o banale parlare di una afferenza del libro all’esistenzialismo, dopotutto il tema è totalmente esistenziale, ma questa afferenza la sento personalmente corretta, ma con le caratteristiche più genuine e meno autoriferite o allineate (Guy de Maupassant contro Jean Paul Sartre, con i debiti distinguo di tempo e di consapevolezza nell’appartenere ad un movimento espressivo o di lettura della realtà).

Ecco, di Maupassant, che non scrive in prima persona, c’è la impietosa, realistica narrazione degli eventi, dei caratteri, dell’esistenza; di Sartre la capacità di scrivere per “istanti” seguendo quello che sta in mezzo tra il pensiero e l’accidente, e quell’istante nella narrazione si dilata, “digredisce”, e il ritorno sul momento trova un cambiamento come dopo una assenza.

La Comodità è stato per me un libro di attesa, “un libro di controra” e, sinceramente, e non ho nessun motivo di piaggeria nei tuoi confronti, lo trovo non solo all’altezza ma molto meglio riuscito delle opere di qualche autore incensato, che darebbe chissà cosa per poter articolare e narrare così efficacemente una parte di esistenza attimo per attimo, in una contemporaneità che sembra curativa o di difesa, e dove il tempo segue il libro, dove il pudore riveste una speranza.

Ciò che scrivo è confuso e il disordine è una mia peculiarità, ma riconosco, per quello che può valere detto da me, un talento “differente” che porta ad un invito; Mario non ti fermare a questo.

Mario: Grazie, hai scritto delle cose incredibili. Sai che ho massima stima di quello che pensi e quello che dici ha un valore molto alto per me. Ma immagino pure che tu sia ancora a un numero di pagine relativamente basse, ne parleremo quando sarai più avanti o avrai finito, mi farà assai piacere. Ah, se mi aggiusti i refusi del tuo commento mi piacerebbe pubblicarlo, anche se preferirei lo facessi tu.

Massimo: E dove? E sicuramente ho scritto delle inesattezze, insomma Guy de Maupassant esistenzialista credo di essermelo inventato io, e meglio di Sartre addirittura.

Lo metto a posto e se mi dici dove lo devo postare lo faccio; in ogni caso la lettura continua e trova lo scritto omogeneo nella qualità e nel modo; è come per la musica, che può essere rapsodica o monotòna e il clima tra sezioni può cambiare o meno, ma la maturità della scrittura, dell’autore quindi, trovo sia in questa omogeneità di qualità e di modo; e questo è un dato che può apparire stupefacente quando si pensa ad un opera prima. Ma in realtà non credo esistano opere prime, dal momento in cui acquisti consapevolezza in qualche modo ogni pensiero, ogni azione, viene scritta, elaborata, metabolizzata, lasciata o mantenuta, a volte ritorna nel sogno dove perde circostanzialità e assume quell’indeterminatezza che fà della cronaca memoria ed esperienza.

Mario: Beh, grazie ancora. Formula bene quello che pensi e mettiamolo sulla pagina. Sono molto gratificato da quello che dici.

Massimo: Ma ormai tu sei uno scrittore!

Mario: Lo sono per te e forse qualche altro che ha preso quel libro. Vedremo, certo se lo diventassi davvero potrei dedicarmi a capire quello che mi sta a cuore e raccontarlo, e mi piacerebbe moltissimo, non posso negarlo.

Massimo: A volte si trova la propria strada muovendosi a caso, o cambiando tragitto per un attimo. Io te lo auguro con tutto il cuore.

Mario: Ti ringrazio.

la Comodità accomodata su note senza sigarette, accendino e Clordemetildiazepam
la Comodità accomodata su note senza sigarette, accendino e Clordemetildiazepam

3 LUG 2020, 13:59 (Mi manda una foto col mio libro in suo possesso).

Massimo: Cazzo mi sono dimenticato sigarette, accendino e boccetta di Clordemetildiazepam, di EN!

Mario: Allora rifalla.

Massimo: Noo.

Mario: Come ti pare.

6 LUG 2020, 19:09 (insisto nel proposito di fargli commentare pubblicamente il mio libro).

Mario: Non dimenticarti, quando avrai sedimentato il tuo pensiero sul libro, che mi piacerebbe ne scrivessi.

Massimo: Ci provo ma non è così semplice: alla fine credo che certi caratteri “distintivi” che avevi da bambino, da ragazzino, siano rimasti.

Andavi a nuoto e ricordo che eri bravo, gareggiavi. Gli altri giocavano a pallone “mmiez’ a via”, io compreso, e mi facevo pure male perché stavo a porta.

Sei stato “distintivo” anche nel descrivere ad esempio il dolore, la fatica, la preoccupazione, le mancanze, le paure e gli affetti. La rabbia.

Un modo corretto per me, pudico si potrebbe pensare, e sicuramente lo è.

Ma le parole scritte da Mario su Mario sono troppe per essere semplicemente questo.

La leucemia è una malattia “pulita” rispetto ad altre, almeno così viene percepita.

Ti capita senza colpe, sei costretto ad essere “asettico” in tutto.

Ma senza questo “modo” di scrivere, che ha ridotto l’indicibile ad una serie di pratiche, contrattempi, difficoltà, momenti di gioia, pensieri tenuti volutamente in superficie, persino moderazione nella speranza e nella mortificazione, che ha fatto sparire, portato in secondo piano quella che è e sarebbe stata una tragedia per chiunque, la malattia, sarebbe stato un testo difficile da leggere.

Invece lo si legge da osservatori sulla scena: sei portato vicino abbastanza per osservare ed ascoltare, ma non al punto da partecipare al sollievo o alla sofferenza, in una ruminazione del percorso, quasi ad accompagnare la pompa che mastica.

Anche quando la “comodità” diventa scomoda, anche per una mancanza affettiva, lo si percepisce come un dato di fatto.

È un libro semplice e difficile, è un racconto che sembra fatto per tenere lontano i demoni, con un taglio da fotografo, e la realtà vissuta diviene statica come la vibrazione di un mantra o di una litania, come sulla carta fotografica ingabbiata in un tempo che non è.

Mario: Da soli questi tuoi pensieri valgono lo sforzo di pubblicare il libro. Ora sono a Roma sudato e distrutto, in questi giorni torno a casa e mi metto tranquillo al pc, vorrei “usare” le tue parole “per darmi lustro”, ho sempre detto che eri capace di cogliere molto in profondità le cose che scrivo e lo confermi, un abbraccio.

Poi ti chiamo quando sono tranquillo e possiamo parlare se ti va.

Massimo: Ti ringrazio ma sono molto confuso, sono stato a colloquio psichiatrico dopo mesi. La psichiatra mi ha trovato eutimico, come se il mio problema fosse una depressione che non ho, sebbene i farmaci che prendo possono portare depressione secondaria, o l’opposto, la mania. La questione è che è stato riscontrato come persistente un blocco. Il pensiero è lineare senza noxiae di sorta, ma sono anedonico, e il disagio d’ansia è controllato ma percepibile, presente. L’evitamento è limitante, privativo di prospettive, ma su base realistica, questo almeno viene riconosciuto.

Dormo con cicli random, fuori dai ritmi circadiani, quando mi addormento solitamente è come una anestesia.

La Sertralina inibisce le fasi Rem.

L’EN, il Clordemetildiazepam o come lo chiamano da tempo Delorazepam invece dovrebbe avere una forte funzione euipnica, cioè incrementare la qualità del sonno rimodulandone gli stadi. aumentando per frequenza e durata le fasi Rem.

Immagino le sollecitazioni di verso opposto sul mio SNC (Sistema Nervoso Centrale NdA).

A me che piace sognare, vivere altre vite, ho vissuto fini del mondo, cieli infernali, navi aliene, isole bellissime, il mare, le città che conosco trasfigurate, mercati, scalate su palazzi.

Invece ora più spesso è una assenza, dove sono vagante in quegli stadi di sonno profondissimo.

Sono in “loop”, come i pazzi che venivano fatti girare in circolo attorno ai pozzi nei cortili dei manicomi.

Relativamente alle parole che scrivo, non sono mie: non sono ancora arrivato al punto di inventarmi un vocabolario fonetico alternativo, mio personale. Anche agli animali continuo per ora a parlare in italiano.

Mario: Io sono meno bravo di te a rispondere a quello che scrivi, però riesco a entrare in questo mondo strano che ti ha avviluppato con quello che dici, anche se non capisco un granché di queste sostanze e dei loro effetti. La beat generation descrisse gli allucinogeni, la nostra generazione, fottuta dal primo passo falso dell’evoluzione moderna, dovrebbe raccontare gli psicofarmaci. Dovresti raccontare quello che mi racconti, condito dai tuoi stati d’animo, almeno continua a raccontarlo a me, mi sento meno solo nei miei problemi, nelle mie mancanze, nella mia umanità.

Perdonati e amati, siamo tutti, ognuno a modo suo, malati di qualcosa o sani incapaci di vivere davvero. Ciao Massimo

Massimo: Grazie Mario, Ciao

7 LUG 2020, 12:42 (ancora non mi ero arreso).

Mario: Massimo, aspetto sempre che tu mi scriva una recensione sulla pagina.

Massimo: Mario. Lo scrittore sei tu. E scrivo con una certa difficoltà anche le recensioni che ti chiedono su Amazon, eBay, su Autoparti o Gommadiretto.

Io credo che se tu hai ricevuto, come avrai ricevuto, o riceverai, messaggi o telefonate dove chi ha letto il libro ti comunica le proprie impressioni, il tipo di risposta emotiva che il libro ha prodotto, ecco dovresti tu raccoglierle, da autore, se questo è il caso: provare ad affrontare la questione di come mai un libro di quasi seicento pagine viene letto suscitando, ancora se questo è il caso, tutta una serie di stati emozionali, certo differenti, nel caso contrastanti.

Io scrivo a fatica recensioni su eBay, sulla qualità dell’imballo e sui tempi di consegna di, che ne so, un set di meccaniche per la chitarra elettrica.

Fai bene a pubblicare le recensioni o le impressioni di chi ha esperienza del settore, d’altro lato le reazioni del popolo minuto, come lo definiva con tenerezza Edoardo De Filippo, di cui faceva o aveva fatto parte, andrebbero raccolte, orientate dall’autore o da chi per lui, casomai in forma di questione; come mai un libro dal titolo la comodità, al quale lo stesso autore appare nelle interviste allo stesso modo legato e distaccato, provoca attaccamento, provoca reazioni…

Mario: Eeeh, mica posso farlo io!

Massimo: Sarebbe come descrivere la vita del libro dopo che si è “accomodato”…. a proposito Manuele mio fratello mi ha indirettamente chiesto il libro in prestito, fa fatica a dormire, a parte che potrebbe comprarlo, ma Manuele è realista, il libro c’è, l’ha visto, e la speranza ipnoinducente della lettura, cosa che viene adeguatamente ripagata anche dai grandi scrittori, mi fa pensare che già dal titolo, il libro tradisca un certo effetto terapeutico, sciamanico, esorcistico.

Ormai ti danno dello scrittore…e mettiti a lavorare!

Mario: Me la canto e me la suono? Salutami Manuele, mi fa piacere gli interessi.

Massimo: No, riporti o rispondi a delle suggestioni.

Mario: Sarebbe molto più corretto un giudizio dei lettori.

Massimo: lo si fa su Amazon, un giudizio dei lettori lo otterrai, ma dovresti trovare un modo, come quello “gustoso” della Comodità che “si è accomodata”: cosa ha portato in quegli spazi, come li ha trasformati.

Mario: Non posso.

Massimo: Io la recensione posso fartela ma sai ne devi collezionare un certo numero.

Mario: Sei il primo ad averlo finito, ne attendo un altro paio a brevissimo. Di valutazioni interessanti ne hai fatte già a iosa. Dovresti formalizzare un poco.

Massimo: Il vantaggio di non dormire la notte

Mario: Anche io non dormivo e scrivevo.

Massimo: Si, ho letto… ma lo scrittore sei tu.

Mario: E il lettore sei tu. Non si è mai visto uno chef recensire i propri piatti.

Massimo: Mettile a posto tu, sono curioso anch’io delle caratteristiche di un lavoro dell’autore sul feedback.

Mario: Potrebbe essere un’idea. Ne faccio una nota.

Massimo: Cioè uno ti scrive su base emozionale e poi te lo deve pure mettere in bella grafia, mavaffanculo! Scherzo chiaramente…

17 LUG 2020, 15:24

Mario: Ma a te va bene che lascio tutte le cose sugli psicofarmaci?

Massimo: se ti sembra una cosa interessante per chi legge la recensione si, non ho nessun problema, se pensi che sia fuori luogo o che rallenti il ritmo della lettura, dopotutto è un fuori tema, togli, io non ho nessun problema perché che io sia in cura psichiatrica è la verità…certo la recensione di un pazzo forse la comodità non se la merita, o forse si, scegli tu per me è indifferente.

Massimo: Tu non sei un pazzo, sei disadattato, lo sono anche io in maniera forse meno limitante, lo siamo tutti in definitiva.

La Comodità affronta anche il tema della malattia come condizione più sana della normalità, come te, che sei più saggio dei sani e sicuramente più vero e incisivo.

Massimo: si io uso pazzo per “comodità”, anche i saggi taoisti itineranti venivano definiti pazzi, io non sono taoista, anche se seguo il taoismo e sono stanziale.

Mario: lo segui…da fermo.

***

Voglio scrivere per chi assume psicofarmaci, per chi non si sente a posto, per chi è insicuro, per quelli che hanno ansie e attacchi di panico, per quelli che si sentono inadeguati, malati, fragili e vinti, per quelli che si sentono brutti e indifesi, grassi, magri, nasoni, calvi o irsuti, troppo belli o troppo brutti, umani, ecco per quelli che si sentono umani, per quelli così, per quelli umani come me e come Massimo vale la pena mostrarsi con parole di verità.

E ne sarò fiero.

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Illustrazioni Federica Macera