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L’Occidentale

Il progressista reazionario, tutti i lunedì alle 22:15

19/03/22

Il 17 marzo sono stato ospite di Ananda Craxi nella sua trasmissione “La Nipote Indiana” ― lo zio Bettino la chiamava così ― che va in onda sul canale Telegram Dtv (Dissidente TV), canale messo in piedi da Claudio Talanti e da Nicola De Santis, che vive e si collega dalla Russia.

Mi è stato proposto, dopo questa trasmissione, di curare uno spazio settimanale, uno spazio da gestire più o meno come mi pare, che tratti di ciò che mi va, uno spazio che potrà variare dai 15 ai 60 minuti, a seconda del caso.

Ananda me lo aveva anticipato subito dopo che avevamo chiuso la sua trasmissione e io, come purtroppo faccio sempre del resto, anche se lusingato e affascinato, facevo vincere il mio lato negativo, quello che si preoccupava del “cosa dire” e, soprattutto, di un impegno ciclico e costante. Questa è una delle mie più gravi mancanza come essere umano, una mancanza che non posso evitare di riconoscermi.

Il giorno dopo mi sento con Claudio e restiamo al telefono per un’oretta buona, si parla di cosa fare ovviamente, e del “se” farlo soprattutto.

Per quanto vittima del mio pessimismo che mi ha lasciato spesso immobile, in cuor mio avevo già accettato mentre Ananda mi anticipava l’intenzione.

Alla fine avrò carta bianca, abbiamo discusso delle varie modalità, posso fare quello che reputo meglio fare, o dire, invitare chi preferisco, le regole d’ingaggio mi lasciano pochissimi limiti, e sono tutti assolutamente ragionevoli.

Ho scelto il lunedì, è un giorno che detesto ma apre la settimana, non ruba tempo necessario ai miei affetti o al mio lavoro e, data l’ora relativamente tarda, dovrebbe funzionare e trovarmi rilassato davanti al mio bicchiere della staffa.

Il nome mi è stato proposto da loro, avrei voluto sceglierlo io ma mi hanno fregato sul tempo, perché mi è piaciuto, perché io sono anacronistico, occidentale, bianco caucasico, eterosessuale e guido un turbo diesel, almeno fino a quando me lo lasceranno fare.

Non ho neanche provato a pensare a un nome diverso, forse era proprio così che doveva andare.

Ne parlai ― di questo mio essere anacronistico ― in un pezzo come al solito caustico e provocatorio: “Sono il nemico pubblico“.

Come facevo a rifiutare il titolo perfetto per quel che ho da dire, per criticare il pensiero unico “collettivista” e recuperare il “progressismo“, quello vero di trent’anni fa che protegge l’individuo, quello avverso a questa apologia del conformismo buonista che ci ha devastato in maniera esiziale?

E allora eccomi, con l’occidente in piena decadenza, a cercare di fare quel che posso per arrestarne quella che appare una ineluttabile agonia.

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Illustrazioni Federica Macera