Oggi si festeggerebbe la liberazione, quale liberazione mi viene difficile dirlo. Alla fine si dovrebbe festeggiare solo a Napoli dove il popolo si era rotto le palle degli ex alleati nazisti e, in quattro giornate, male armati e peggio assortiti, li cacciò a calci nel culo dalla città, senza l’aiuto di nessuno.
Però bisogna anche dire che quelli ― volenti o nolenti, e brutti quanto volete ― erano i nostri alleati, alleati dei fascisti, perché fascisti eravamo più o meno tutti, poi per magia non lo siamo più stati… più o meno tutti.
“Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…“
Sir Winston Churchill
Il bello è che abbiamo consegnato l’antifascismo, quasi integralmente, ad una nuova ideologia, totalitarista e militarizzata, che pretendeva di rappresentare se stessa come antimilitarista solo perché non riusciva a controllare direttamente le divise. Fu faticosamente tenuta a bada da quelli che intanto costruivano, fra mille acrobazie e sacrifici, il benessere e la democrazia di questa colonia yankee, contesa dai rivali.
Siamo un paese unificato per esigenze che dimoravano fuori dai confini nazionali, oltre la Manica. Abbiamo poi cercato una maniera di emanciparci e diventare una nazione coesa col fascismo, sarebbe certo stato meglio evitare un totalitarismo per provarci ma è successo così. Quando abbiamo abbandonato quell’ideologia, nata con le migliori intenzioni ma destinata ad una inevitabile e dolorosa marcescenza ― per di più legata alla Germania ― ci siamo divisi in fedeli al regime e suoi nemici, questi ultimi alleati con altri interessi stranieri, contrapposti, diventando un protettorato conteso.
Quelli che hanno fatto grande il paese durante la prima Repubblica, traendo addirittura vantaggio dall’essere terra di frontiera tra i blocchi, sono stati spazzati via da Tangentopoli, sono finiti, evaporati, condannati dalla grancassa di un giornalismo ignobile, da una magistratura strumentale al progetto e da una accademia anche peggiore di loro, le pochissime voci dissonanti erano tollerate fin quando poco ascoltate, e sedate, comprate o ricattate se diventavano forti.
Oggi bisognerebbe festeggiare il fatto che ci siamo liberati dal fascismo, è assurdo pensarlo, non lo abbiamo fatto se non per quella breve e gloriosa parentesi (la prima Repubblica).
“In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti“
Ennio Flaiano
Oggi festeggiamo il coprifuoco alle 22:00 imposto inutilmente e per una malattia curabilissima ― almeno nella quasi totalità dei casi ― purché si adottino cure differenti da un protocollo assurdo (tachipirina e vigile attesa) prima condannato dal TAR Lazio e poi riammesso dal Consiglio di Stato chiamato in causa dall’AIFA di Palù per conto di Speranza, minuscolo con la lettera maiuscola.
Festeggiamo il coprifuoco a causa di un vairus che ha scalzato l’influenza stagionale dal tabellone OMS, facendola sparire letteralmente, che ha i suoi stessi identici sintomi e la stessa identica letalità, anzi, a sentire John Ioannidis e la sua eccellente meta-analisi, è un filino meno letale… e lo è con le cure sbagliate.
Ieri al Circo Massimo si sono riunite 107 fra associazioni, gruppi e formazioni politiche minori discutendo di come combattere questa gestione antidemocratica, illegittima e ingiustificabile. Si è discussa l’idea, accettata unanimemente, di creare un coordinamento per agire: il Fronte del Dissenso.
Al momento non hanno ancora aderito R2020 ― ma parecchi “fuochi” c’erano ― Italexit di Paragone, i comunisti di Rizzo e il Movimento 3V, sperando che arrivino anche loro a far parte di questi necessari CLN.
La bellezza di vedere persone preparate, appassionate, informate e competenti, di vederli tutti all’aperto e smascherati ― quasi nessuno ha letto l’illegittimo DPCM di gennaio, si può fare ― discutere dei nostri diritti calpestati, della Costituzione di cui questi governi arraffazzonati e azzeccati colla sputazza hanno fatto scempio, dell’affermazione che la biologia non si può toccare e di più, che la nostra libertà non si tocca, è stato magnifico.
Non siamo finiti finché non lo decidiamo noi, non siamo liberi ma lo saremo, lo dobbiamo a quelli che ci succederanno.
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