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Simm’ tutt’ purtuvàll’!!!

De lammérda e le sue fetenti dinamiche

05/11/24

Le nostre vite sono assediate da lammérda, eppure lammérda ha un comportamento preciso, attinente alla sua composizione, cosa che rileviamo in particolare quando si trova in un fluido che ne connette tante sue parti fra loro.

Ad esempio, magari dopo un acquazzone, quando si formano quei rivoli o laghetti temporanei, pozzanghere estese, che ne raccordano fisicamente più parti, grazie alla pervasività delle molecole d’acqua aggregate che sostengono pezzi de lammérda, che quindi non solo vengono uniti da essa ma, sempre, si ritrovano vicini, attigui, quasi abbracciati, merda con merda.

Immagino abbiate fatto caso innanzitutto al peso specifico de lammérda, atto a fornire infallibile prova sperimentale al celeberrimo principio di Archimede, grande scienziato magnogreco siracusano:

«ogni corpo immerso in un fluido in equilibrio subisce una forza diretta dal basso verso l’alto, passante per il centro di massa del volume di fluido spostato e di intensità equiparabile alla forza-peso del fluido spostato»

Lammérda è lammérda e l’acqua è l’acqua, la prima è più leggera della seconda e su di essa galleggia. Uno dei postulati più interessanti e utili del principio succitato è che

lo stronzo viene sempre a galla

Nell’acqua, come nei comportamenti sociali, che ne costituiscono metaforicamente il fluido, lammérda galleggia e si fa trasportare nel suo luogo naturale. Luogo in cui, ineluttabilmente, si ritrova con lammérda come lei a cincischiare dei culi che l’hanno cacata, cercando inutilmente di riscattare la propria autostima e, assodato tristemente che essa non possa innalzarsi a livelli più decenti nella vana speranza di abbassare gli altri. Il meccanismo è del tutto simile a quello de

Simm’ tutt’ purtuvàll’!!!1

Inutile dire che lammérda e le arance (purtuàlle) hanno consistenza e profumi assai differenti, sebbene un peso specifico simile, caratteristica che li fa emergere nel fluido in modo pressoché identico ma che gli offre in destino itinerari tutti differenti.

Lemmérde si accocchiano, fanno le cofecchie2, inciuciano, ma resteranno sempre ciò che sono e, malgrado le loro pie illusioni, non saranno mai purtuàll.

Il fantastico Amedeo Colella ci spiega l’origine etimologica della parola e il detto napoletano
  1. Per i diversamente napoletani: «Siamo tutti portogalli!», Portogallo in lingua napoletana è l’arancio. Il motto è una esclamazione allusiva, che un galantuomo napoletano lancia ai suoi pari, quando si trova in una comitiva di persone di poco conto che mostrano di inorgoglirsi della loro presenza e di sentirsene accresciuti. La allusione deriva da un episodio: Un giorno, un veliero proveniente da Palermo, scaricava arance, purtualle, nel porto di Napoli. Si ruppe una cassa e le arance caddero a mare. Le acque del porto erano particolarmente sporche a causa di una fogna che scaricava poco distante. Le arance, quindi, si trovarono a galleggiare insieme ad un certo numero di residui fecali ― lammérda ― di forma oblunlunga ovvero gli strunzi. Uno di questi, inorgoglito, levo’ il capo e disse ai colleghi: Guagliu’, simmo tutte purtualle! ↩︎
  2. staje facenno ‘e cufecchie intendendo il tipico parlottio, fatto in capannello e a bassa voce, alle spalle di qualcuno o qualcosa. ↩︎


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