Ieri migliaia di manifestanti pro-Trump ― o apparentemente tali, se ne sono visti alcuni pittoreschi in stile Toro Seduto che avevano frequentato le piazze violente dei BLM e alcuni con tatuaggi con falce e martello che lasciano qualche dubbio ― hanno assaltato, non troppo pacificamente, la sede del Congresso di Washington, impedendo di fatto la proclamazione dei risultati di alcuni Stati confederali.
Una donna è addirittura deceduta a seguito delle ferite riportate negli scontri, sancendo col suo sangue la lacerazione del tessuto sociale e della liturgia democratica che questa discutibilissima tornata elettorale hanno provocato negli Stati Uniti.
Il motivo per cui questo è successo è palese: Donald J. Trump ha raccolto un numero di voti record, immenso, eppure parrebbe sconfitto, soprattutto grazie ai voti postali, in alcuni Stati ci sono ben più voti espressi che votanti, in uno ― forse in Pennsylvania ma non ne sono certo ― nella notte e a scrutinio interrotto, Biden si è trovato di botto con duecentomila voti in più e via discorrendo.
Sono poi giunte voci pessime sul già tristemente noto software “Dominion“. Un software nato e sviluppato con un imprinting venezuelano, era il tempo di Chavez, e alcuni server recanti prove dei brogli, basati a Francoforte, sono stati, per usare un eufemismo, contesi fra i militari USA e la CIA. Nel mentre Julian Assange, probabilmente protetto da Trump, sta aprendo le cataratte del cielo facendo piovere tonnellate di leaks addosso ai dem, e ai loro sodali globalisti All over the World, Italia compresa, ambasciata di Via Veneto compresa, consorzio Leonardo compreso, Renzi e altri compresi.
Certo sono voci, ma si tratta di voci assai qualificate e sono pure tante, di sicuro in frangenti tanto concitati è difficile essere certi di ogni cosa, allora mi affido al quadro generale e, come tutti, mi faccio una mia idea.
Le incongruenze sono enormi e molteplici, Trump vince praticamente ovunque nelle Contee ma poi perde alcuni Stati non si sa bene come, i votanti superano molto spesso e di parecchio il numero totale degli aventi diritto al voto, i combattenti della guerra di secessione pare abbiano votato in massa Joe Biden, il voto postale è praticamente tutto per lui.
La guerra, perché si tratta proprio di questo, si combatte anche, forse soprattutto, con la propaganda.
Il MSM a stelle e strisce è controllato totalmente dai dem, e pure dai repubblicani ― che sono in larga parte contro Trump, vero e unico outsider ― così come lo è quello internazionale dei loro sodali, e spara ad alzo zero contro Trump.
I social, creature ampiamente finanziate da NSA e CIA, con buona pace dei sedicenti e fasulli geni della Sylicon Valley (anch’essa una creatura militare), sono ancora sotto il controllo del Deep State, Twitter e Facebook si permettono addirittura di silenziare e censurare le comunicazioni del POTUS in carica.
A tal proposito ricordo le interrogazioni a Zuckerberg e Dorsey, il CEO di Twitter, sulla questione, trovo assolutamente sconvolgente ascoltarli e guardare la loro faccia tosta.
Alcuni stati, con il Texas capofila, parlano apertamente di secessione in nome della Costituzione qualora non venga resa giustizia al risultato elettorale. La Corte Suprema, data peraltro sotto controllo di Trump, rifiutando appunto il ricorso del Texas e di altri 16 Stati che si erano accodati, innalza lei stessa il livello dello scontro innescando questo scenario.
McInerney e Flynn, due generali scafati e molto capaci, sono dietro le quinte a lavorare alacremente e non certo da oggi, così come la Powell e Rudolph Giuliani fanno in campo legale agendo su molteplici livelli.
Il sospetto ― per me è ormai certezza ― che sia pronto da prima di Natale l’ordine esecutivo per emanare la legge marziale e fare chiarezza di forza, esponendo le prove incontrovertibili delle frodi, lo verificheremo non oltre il 20 di gennaio, giorno in cui deve avvenire la proclamazione del President Of The United States (POTUS).
Nel quadro generale ricordo che quest’uomo, descritto come un pazzo sanguinario, è quello che ha evitato agli USA dopo cento anni e al suo primo mandato ogni guerra ― e dire che gliene avevano lasciate di belle attive in eredità: in Syria il suo predecessore aveva finanziato l’ISIS nel cortile di casa di Putin così come, sempre e ancora più in casa dell’orso russo, ha finanziato tramite George Soros i nazisti della rivoluzione arancione in Ucraina, Hunter Biden ne è testimone assai interessato ad esempio.
È stato capace di risolvere i problemi in casa iraniana eliminando Qasem Soleimani, uomo che ostacolava la diplomazia fra Iran e USA, obiettivo (l’Iran) da sempre nel mirino dei dem americani dai tempi dell’11 settembre ― ennesima false flag della storia ― e soprattutto di Hillary (e quindi di sleepy Joe Biden).
Donald J. Trump, fatto passare per deficiente,è in possesso di un Q.I. altissimo, quest’uomo che viene accusato di ogni nefandezza ha dovuto sopportare e spegnere con enorme intelligenza quei fascisti antifa dei BLM, ha dovuto bloccare Bill Gates che voleva regalare il suo vaccino al mondo ― lui e Melinda vogliono depopolarlo di solito, oggi vogliono salvarlo ― ha bloccato i finanziamenti a quella organizzazione criminale denominata OMS, ha parlato di idrossiclorochina (HCQ) per smontare la macchina pandemica, ha dovuto combattere da solo col mondo intero per evitare lo sfacelo assoluto.
Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono.
Malcolm X
Purtroppo i cattivi non mettono la divisa, non sono riconoscibili facilmente né dai tratti estetici né dai modelli comportamentali apparenti, ma esistono e operano con grandissima determinazione.
Nelle guerre non è semplice prendere decisioni perché le informazioni sono una parte determinante della strategia, le decisioni vanno prese in contesti di informazioni quasi sempre manipolate e parziali, carenti, il quadro generale è sempre vago e le dinamiche ingarbugliate, eppure va necessariamente fatto, va necessariamente scelto il campo.
Io l’ho fatto da tempo immemore, io sto con Donald J. Trump, e che Dio lo protegga.
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