Arriva un momento in cui il sedimento disciolto si posa, succede allora che l’acqua torna trasparente, come le emozioni che smettono le vibrazioni più violente e assumono connotazioni meglio leggibili, finalmente chiare.
Tutti siamo rimasti sbigottiti dal TSO comminato al 18enne fanese martedì scorso ― ne parlai QUI ― per la dinamica persecutoria che i padri costituenti, come pure i legislatori, avevano voluto scongiurare con codici ormai perennemente disattesi, umiliati, infranti.
La dinamica degli accadimenti era corretta, mancavano però un paio di tasselli fondamentali, chi fosse “il costituzionalista” e se fosse davvero il “plagiatore” che si dicesse, e come fosse la situazione familiare. A casa l’aria non era serena, come capita in quasi tutte le famiglie in cui i “non allineati“, soprattutto se profondamente consapevoli delle storture, sono lì a rammentare con la loro sola presenza che il dogma scientista, propagandato dal governo, è fede, non ragione, né ha ragione.
Il fervore rivoluzionario ― sarebbe più corretto definirlo “restauratore” (del diritto) ― del loro figlio, che vedevano inizialmente come “condizionato” da un gruppo che aveva preso a frequentare, si è poi rivelato un pensiero profondo e digerito da questo ragazzo dotato di spiccato interesse intellettuale, avido di informazioni.
In realtà si trattava di uno dei “fuochi” locali di R2020, una rete, un contenitore aperto, ispirata al concetto dei “Fuochi di Resistenza“, proprio così come definiti dal compianto Giulietto Chiesa.
A Pesaro, alle riunioni di R2020 ― che ha posizioni limpidamente critiche nei confronti della gestione di questo lunghissimo periodo “emergenziale“, posizioni espresse ampiamente all’interno di quelli che sono i confini del diritto e dell’ordinamento ― ha avuto modo di conoscere anche “il costituzionalista“.
Il punto di contatto fra lo studente dell’istituto Olivetti di Fano e R2020 è quindi “il costituzionalista“, al secolo Lamberto Roberti, è quello verso il quale il dirigente scolastico si è espresso in modo così delicato:
“Guardi, non come preside e nemmeno come insegnante – dice la dirigente dell’istituto – questa mattina sarei scesa in strada, perché “il costituzionalista” che ha portato in queste condizioni questo ragazzo era davanti alla scuola. Sarei scesa per dargli un pugno in faccia. Perché lo ha plagiato e questa storia mi addolora profondamente, soprattutto come mamma”
E allora bisogna conoscere questo pericolosissimo e mefisfofelico “plagiatore” di giovani coscienze…
Ho letto di Lamberto, ho cercato i suoi contatti e li ho trovati. Ho parlato a lungo e piacevolmente con lui scoprendo un intelletto raffinato e preparato, piacevole e netto nelle posizioni, patrimonio di chi non è un parvenu del pensiero, delle conoscenze, delle elaborazioni e dei loro affinamenti nel tempo.
Lamberto Roberti è persona dai mille interessi e dalle mille esperienze. Ha mancato una laurea scientifica per soli due esami perché assorbito dalla sua attività. Comincia a studiare la Costituzione per comprendere il perché delle dinamiche di alcune sue vicissitudini, in un periodo quasi “ascetico”, assorbito dalla sete di verità, per poi arrivare alla laurea in Giurisprudenza Magistrale, quella che risponde alla sigla europea LMG/01. Si candidò come parlamentare indipendente, senza un partito, caso unico nella storia e cosa che, da sola, mostra quanto sia addentro alle questioni giuridiche e politiche.
Il 18enne fanese ha evidentemente visto subito in lui un riferimento, e avrà anche rilevato una vicinanza di intelletti, essendo entrambi cervelli vivaci e con una pugnace passione civile.
Torniamo ora al punto che mi preme di sottolineare, quello che, una volta posati i sedimenti, e scemate le violente vibrazioni della prima ora, è rimasto netto di fronte alla mia comprensione: la “guerra civile“, e familiare, a cui ci hanno costretto.
I genitori di questo ragazzo vivevano male il suo impegno, tanto male da chiedere a “il costituzionalista” di modulare i messaggi per scoraggiarlo a proseguire nella sua battaglia di giustizia, cosa del tutto inefficace trattandosi di un giovane dall’intelletto vispo e tagliente. Peraltro ricordo che le norme, tutte, devono essere soggette al principio di chiarezza e comprensibilità, questo vale per chiunque le legga, non c’è quindi bisogno di essere “il costituzionalista” per capirne ratio ed applicazione.
Lamberto mi ha sommerso di riflessioni, dati e citazioni, tutte cose che purtroppo, al momento non posso includere in questo testo che vuole solo essere solo una necessaria integrazione al primo. Mi ripropongo di approfondire la conoscenza, sua e dei suoi pensieri, quanto prima.
Ci siamo salutati impegnandoci in questo senso e lasciandolo al compito, che sente come pressante e personale, di far uscire quanto prima questo ragazzo dall’ospedale in cui è rinchiuso. Fortunatamente mi garantisce stia bene e che non gli abbiano imposto alcun ulteriore trattamento.
Passo adesso a riflessioni più generali che questo evento mi impone di rispolverare. Tempo fa mi interrogai sulla pervasività di questo totalitarismo corrosivo, una volta accertata la dinamica generale, ossia il perseguimento di un bene superiore che annulla gli individui non allineati, resta il quotidiano.
Oggi viviamo in una pressione assoluta e costante, moltiplicata per “n” persone, tutte a te ostili se vuoi respirare, vivere, lavorare. Senti gli sguardi, ti riprendono esplicitamente, ti giudicano, e non sono solo le persone a te ignote a farlo, sono anche i tuoi affetti, la tua famiglia, i tuoi amici, alcuni magari non lo sono più proprio per questo, ed è cosa di cui gli sono grato.
Immagino i pensieri di questa coppia, che ha cresciuto per diciotto anni questo figlio cercando di proteggerlo dalle insidie del mondo, lo ha protetto e reso forte, fino ad arrivare a questo momento in cui sentono di non poterlo proteggere, né dal “virus” né da chi critica l’importanza che al “virus” stiamo dando.
Proteggere questo ragazzo, estremamente più consapevole dei propri diritti rispetto a tanti adulti, è la dimensione del problema. Ci sono due sole posizioni da scegliere e sono diametralmente opposte fra loro, c’è chi vuole proteggersi da un totalitarismo de facto e chi vuole proteggere questi dal plagio che suppongono stiano subendo ― da parte quelli che definiscono impropriamente negazionisti, complottisti o anche terrapiattisti.
Si tratta di dinamiche frequenti, chi non è allineato al mondo attuale ma ai principi massimi della civiltà si trova spesso ad essere aggredito. Il punto è che stiamo arrivando al paradosso che è lo stato stesso a infrangere i suoi codici, e lo fa al fine di sedare il dissenso all’infrazione dei suoi, suddetti, codici.
La violenza di cui siamo testimoni è intollerabile, la violenza applicata a tutti, il martellamento incessante per generare terrore riguardo la “pandemia” ha reso vittime e carnefici anche genitori e figli.
Chi crede a questa narrazione offre in sacrificio al fallace dogma del sistema la propria vita, la propria libertà, i propri diritti, la propria prole.
A rigor di logica, la vera “setta“, resta proprio quella che crede al dogma governativo.
In copertina un frame da “Arancia meccanica” (A Clockwork Orange) ― scritto, prodotto e diretto da StanleyKubrick, 1971
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