È uno di quei momenti in cui non ho voglia di sprecare un grammo delle mie energie scendendo, ancora una volta, al vostro livello, non tengo genio di dimostrarvi incongruenze e falsità ad ogni passo, è inutile, non accettate il confronto e allora andate al diavolo.
È un anno e mezzo che cerco di farlo, eppure le sesquipedali cazzate che dite ― e che erano palesi almeno da marzo 2020 ― si sono talmente tante volte contraddette che non ritengo più necessario esporle ancora e ancora e ancora…
Se non le capite avete solo due possibili e indegne spiegazioni, la prima è la colpa, allora siete idioti, la seconda è il dolo, e allora siete criminali, in entrambi i casi è inutile provarci ancora.
Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza.
Oscar Wilde
Discutere con un Parenzo, che invita i rider a sputare nel cibo dei divergenti, o con quella selvaggia della Lucarelli, con Bassetti, Burioni, Crisanti… che senso può avere ancora?
Per non parlare dei loro èmuli ― dei muli più che altro ― gente che, a fronte di ogni evidenza, pensa solo a come rigirare la frittata calpestando migliaia di decessi e milioni di vite a vario titolo devastate, grazie al loro alacre lavoro, in quota parte, una parte schifosa.
Eppure questi non sono come quelli da cui ci metteva in guardia il “ricchione” citato sopra, un grandissimo uomo, un grandissimo intelletto, detto davvero senza fare differenze “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“, non certo come vorrebbero i fautori dell’obbrobrio Zàn!
Siamo immersi nel ricatto del politicalmente corretto che è tutto il contrario di quello che parrebbe significare, è censura, coercizione, prigionia, plagio, estorsione, oppressione… è solo merda, merda assai maleodorante.
Ditemi a cosa può servire spiegare ancora cosa sta succedendo, chi doveva capire ha capito da tempo, chi non lo ha fatto non lo farà mai, forse neanche quando pagherà nella sua carne viva la disillusione e l’amaro conto per il sacrificio autoinflitto e che ha contribuito a infliggere.
Ma fatevi anche la terza dose, fatevi tutti i giorni come si facevano gli eroinomani degli anni ’80, almeno la brown sugar poi si poteva espellere dal corpo, nel mentre dava delle sensazioni bellissime, un calore, una sensazione di benessere avvolgente che ripagava delle brutture della vita, portando solo molto dopo un fardello maggiore, opprimente.
Membri delle sette collettiviste ci hanno mostrato l’evoluzione delle società che perseguono fanaticamente la loro meta più alta, più importante di ognuno dei suoi membri, un misticismo malato.
Qui siamo in presenza della medesima dinamica ma con un paio di elementi assai differenti, il primo è la grandezza della setta, decisamente enorme rispetto a qualsiasi altra, il secondo è la caparbia volontà degli adepti a normalizzare e inglobare i divergenti, lasciando solo un’altra opzione in caso di fallimento, una soluzione che potremmo definire con una citazione “finale“.
“We didn’t commit suicide, we committed an act of revolutionary suicide protesting the conditions of an inhumane world.”
“a society where people own all things in common, where there is no rich or poor, where there are no races,”
Jim Jones
“this was a test of loyalty, he wanted to see if we were truly committed to his cause.”
I motivi degli infanticidi commessi dalle madri sono molteplici. Una delle motivazioni è drastica: per proteggere queste creature indifese dal mondo cattivo scelgono di non farli vivere del tutto, un ossimoro satanico, perverso, destabilizzante, nauseante.
La nostra società è madre delle nuove generazioni, per la prima volta questa non si prende cura di esse, credendo paradossalmente di farlo al meglio.
La nostra società sta commettendo un suicidio rituale e noi, noi divergenti, siamo qui, impotenti e pietrificati, che assistiamo a questo terrificante evento cercando di evitare lo scempio della vita e dell’umanità, questo buio della ragione e dell’anima.
Nel mentre ci avviamo come pecore alle docce con lo Zyklon-B. Quando da ragazzino guardavo le scene dei deportati avviarsi rassegnati alle docce non capivo, non riuscivo a comprendere la loro calma rassegnazione, mi immaginavo al loro posto avventarmi contro le Schutzstaffel per trovare una morte più onorevole, e altrettanto scontata. Oggi capisco.
Alcuni divergenti, perché più in vista o più incisivi di altri, hanno lasciato questo mondo marcescente in circostanze oscure, la solita sfacciata fortuna per quelli che gestiscono questa mefistofelica agenda.
Questa guerra si combatte in ognuno di noi, si combatte fra le aspirazioni più alte e gli istinti più bassi, fra le oppressioni che ci hanno introiettato e le naturali istanze del nostro indomito animo che germoglia pure nelle peggiori brutture anzi, è proprio allora che genera il suo fiore più bello e sgargiante.
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