Oggi è il giorno dei morti, quello in cui si onora la memoria dei più, ma ha un sapore strano questo che si consuma nell’anno secondo della pandemia.
Si vedono orde di morti viventi recarsi, incredibilmente sulle proprie gambe, ad onorare i morti deceduti, putrescenti nei loro loculi, o inceneriti nelle loro urne ― come quelli mai sottoposti ad autopsia, trapassati privi di ogni conforto, durante le fasi acute del regime (di emergenza sanitaria).
Orde di persone che si amputano volontariamente del proprio viso annullandosi, che fanno grande attenzione per evitare assembramenti con altri esseri umani alienandosi, che fanno di tutto per scongiurare la calca, una volta usuale, nei corridoi dei cimiteri dei morti pullulanti di vivi e pervasi da quell’intenso, penetrante, profumo di fiori ― che a me è sempre venuto stucchevole ― che però non sentiranno, respirando progressivamente gli scarti dei loro polmoni, dominati da una perversione simile alla coprofagia, ma respiratoria.
Automi che consumeranno gesti inveterati nell’assenza di ogni trasporto emotivo, assorbiti dall’ammorbante ossessione per il morbo, esseri spenti che andranno a far visita alle spoglie di chi è spento realmente, riflettendosi in questi da vivi non-viventi, convinti di preservare una vita desolante assorbita dalla meccanica meramente biologica, quella che è solo la condizione necessaria ma non sufficiente a definire questa cosa “vita“:
Necessario è che il cuore batta affinché questo provi emozioni, altrimenti è solo un battito sprecato
Oggi i morti sono fuori dai cimiteri, circolano con una libertà relativa, una libertà a punti, una libertà concessa che, in quanto tale, non è quello che pretende di essere, è solo il permesso a tempo di un galeotto, la concessione relativa di un padrone, una catena più lunga e temporanea, l’annichilimento dell’individuo e della sua volontà, la morte vera.
Oggi le persone vive sono i morti veri.
Oggi i morti veri sono le persone a cui il cuore batte.
Oggi quelli ancora vivi a cui il cuore batte sono pochi, sono quelli a cui il cuore batte perché provi emozioni, perché il cervello che ancora ribolle sia ossigenato, quelli che le catene le rifiutano anche per i cani, quelli che non accettano compromessi perché la libertà per esistere non li può permettere, perché:
la libertà, come la democrazia, o c’è o non c’è
L’abisso dell’animo umano è immenso, ci siamo illusi più volte, nel corso della nostra travagliata storia, di aver imparato la lezione, anche oggi, nel giorno dei morti dell’anno secondo della pandemia, dobbiamo invece registrare che non abbiamo imparato niente.
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