15/09/22
Non è per cattiveria, né perché sono poco disponibile, è solo perché, sebbene provi grande affetto per tutti voi, mi sono stancato.
Potrete pensare che il motivo di questa presa di posizione possa essere un ego ipertrofico o forse, e più correttamente, il mio essere assorbito perennemente da pensieri e assilli quotidiani, ma mi sono saturato, non ce la faccio più a ricevere troppi stimoli dall’esterno, devo interrompere questa “bidirezionalità perfetta“.
Chiarisco pure che amo l’interazione sui contenuti, e pure slegata da questi se coerente con un percorso virtuoso, evidentemente mi riferisco ad altro e per motivazioni differenti.
Il mio costante pubblicare post, articoli, trasmissioni, ha fatto sì che, nel mio piccolo, sia diventato un catalizzatore di persone vicine al mio pensiero ― peraltro era proprio quello che intendevo fare: essere un riferimento (fra i tanti) nella diaspora democratica.
Vi confesso però che la frustrazione è grande quando peso i miseri risultati ottenuti. Sono svilito per l’inutile impegno profuso, per la mia vita lavorativa e per quella privata ché, a parte amore e prole, è già da tempo malamente disastrata.
Questo attivismo mi ha creato enormi problemi di lavoro e non solo. Una deficiente ― di cui conservo minuziosa documentazione ― arrivò a scrivere ad una azienda con cui collaboro per suggerir loro di mandarmi a spasso, era l’inizio della fine, marzo 2020. Altre volte ho rischiato la rissa fisica con sedicenti scienziati, magari “informatori scientifici” che si sentivano luminari di virologia. Ultimamente ho pure perso un’occasione di lavoro, visto che passo per un “rivoluzionario“. Quindi mi chiedo sempre più spesso:
Chi m’o fa fa’?
v. nota 1
Sono subissato di “l’hai visto questo?“, “hai letto?“, “che ne pensi?“… Domande legittime e che mi lusingano pure. Quando ti chiedono un parere ci sono due sole possibilità: la prima è che ti riconoscono un minimo di autorevolezza, la seconda è che ti prendono per il culo. E si verificano di certo entrambe.
Mettiamo però che siamo nella prima e più edificante delle due ipotesi. In questo caso, oltre al piacere della stima ricevuta, c’è di converso il fardello di una consulenza personale per una moltitudine di persone, mediamente pigre nell’approfondire o insicure del proprio giudizio.
La cosa che però mi irrita è che, quasi sempre, le questioni che mi pongono le ho risolte scrivendone in maniera esaustiva, sempre o quasi nelle analisi, spesso se non sempre anche nella esposizione dei fatti che queste riflessioni vanno a formare.
Ne consegue che per i “che ne pensi” la fatica di leggere quello che scrivo è superflua (per loro), visto che basta chiedermi quello che più Vi interessa “on demand“, come fossi un jukebox, e devo pure trovare il modo di sintetizzare al massimo… altrimenti Vi spazientite!
Non sono un consulente personale che può aiutarvi ad orientarvi in questo mondo distopico uno per uno, sono solo uno che fa una discreta fatica a orientare se stesso e che ne fa un’altra ― assai controproducente e frustrante ― per condividere il sudato frutto che ne consegue.
A questo punto, il minimo che posso chiedervi ― qualora abbiate interesse per questo amaro frutto ― è di leggerlo, o ascoltarlo, per poi magari confrontarvi con me, ma almeno fatelo “dopo“! Non mi costringete a riassumere “quello che non volete affaticarvi a scorrere cogli occhi“!
Premesso che io pure sono un pigro e dubito moltissimo di quello che penso, comunque alla fine del processo un’idea necessariamente emerge e, quando succede, allora appaio granitico. Appaio, certo, ma non mi chiudo, mai. Sono sempre disposto a rivedere le mie posizioni purché mi siano forniti elementi sufficienti a farlo.
Io scrivo, oltre che sul mio blog, su diverse piattaforme e non basta, conduco anche una trasmissione su un canale Telegram. Dico questo non per vanagloriarmi ma perché ― anche se si tratta di una piccola conferma di un interesse per le mie speculazioni ― quantifica il mio impegno.
A corollario di tutto questo ci sono i tanti account social, quasi tutti in smobilitazione e che hanno visto già un taglio imponente, anche se sono solo a circa la metà del percorso programmato.
Questo sproloquio era per trasferirvi l’idea, che macino da mesi, meglio anni (due anni fa, un anno fa e in mille altre occasioni che dimentico), che ho intenzione di dedicarmi ai cazzi miei, di essere monodirezionale con una tendenza quasi assoluta: scrivo, mi leggi, trasmetto, mi ascolti, addio agli estenuanti “che ne pensi” personali.
Ah, considerazione finale ma non ultima per importanza ― cercavo un modo per non usare l’anglicismo “last but not least” ― non solo non sono pagato per fare tutta questa inutile e controproducente fatica, ma ci spendo anche soldi, e tante, tantissime ore per accrescere le schiere dei miei nemici (mediamente formate da deficienti) quindi, a maggior ragione e visti i fallimentari risultati: “Chi cazz’ m’o fa’ fa’?“1.
Allora scriverò e farò trasmissioni per me, per la mia passione civile, continuerò a farlo anche per chi vorrà seguirmi, ma principalmente e con grande impegno, mi concentrerò sulla mia vita, sul mio lavoro, sui miei affetti.
Adesso vi saluto, perché sono consapevole di avere una vita da vivere, fosse anche solo per la fortuna di guardare il cielo, per lunghissime e silenziose ore.
Sto sdraiato nei campi
Nelle ore piu belle a
A pancia in su e giu a rimirar le stelle….
Come bambino credo la verità del cuore
Come bambino godo soffro l’amore
Tendo la fionda ai lampioni
Che s’oppongono alla luna
Miro ai prepotenti e ai coglioni
Miro alle ombre che intralciano la fortuna
Come bambino vedo la politica un gioco da poco
Si gioca per amore
Obbligato
Da tenere sotto controllo
Come il fuoco. come il fuoco.
Sto sdraiato sui campi
Nelle ore piu belle
A pancia in su e in giù
A rimirar le stelle.
Mi commuovono i vecchi
Muove qualcosa dentro….
Cammino volentieri contro mano e contro vento
Tengo le mani in tasca e gli occhi bassi
Scatta la meraviglia nei passi che seguonoi passi
Come bambino mi piace costruire studiare lavorare
Tutto il giorno dopo laltro
Imparare
Come bambino
Non come giovanotto che gioca e passa il tempo a spasso
Spera nel lotto
Come bambino so sentirmi offeso
Ma tiro avanti senza dargli peso
Non sempre so dire chi perchè
Ma cosa pretendete da un bimbo come me?….
Miro ai lampioni che s’oppongono alla luna
miro ai prepotenti e ai coglioni….
Sto sdraiato nei campi
Nelle ore piu belle a
A pancia in su e giu a rimirar le stelle….
Note
1 Chi m’o fa’ fa’?: per i diversamente napoletani “Chi me lo fa fare?“, domanda retorica (di cui si conosce già la risposta) che il soggetto rivolge a se stesso. Nella canzone degli “Squallor” rafforzata dal “cazz‘” (Cazzo) in “Chi cazz’ m’ ‘o fa fa’”, che aggiunge enfasi all’espressione.
Immagine di Copertina: porzione del celeberrimo mosaico ritrovato negli scavi archeologici di Pompei, sul pavimento d’ingresso della Casa del Poeta Tragico (Regio VI, Insula 8, nº5). “Cave canem” è una locuzione latina che significa “Stai attento al cane“, avvisava che all’interno delle abitazioni si trovava un cane potenzialmente pericoloso.
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