Sono dieci gli anni che compio oggi, un bizzarro genetliaco di trapiantato. Io sono (ri)nato il 29 novembre del 2012, ho visto la luce (artificiale) in una camera sterile dell’UTIE (Unità di Terapia Intensiva Ematologica) dell’Ospedale Santo Spirito di Pescara, una camera che sembrava un’astronave, o almeno la spacciavo per tale, con ostentata finzione, a mio figlio piccolo.
Oggi sono gli dieci gli anni che mi sono stati regalati, non avevo più futuro ― oltre ad avere un più che discutibile passato ― dieci anni in cui ho vissuto, fra mille problemi, la crescita di mio figlio e ho gioito di mille cose, un tempo supplementare di una vita che si stava consumando presto e male.
Quella sera del 29 novembre arrivò nell’astronave una sacca che sembrava anonima, pareva una trasfusione, invece dentro c’erano le staminali di mia madre, quelle cellule incompiute che oggi costituiscono il mio martoriato midollo spinale.
Nel mentre ― nel prima e anche nel poi ― scrissi “laComodità” col preciso intento di preservare quello stato di grazia che ti regala il confronto diretto e prolungato con la morte. Volevo congelare, preservare questo momento. Neanche la fotografia poteva riuscirci, allora dovevo scriverne per dare una forma stabile ai pensieri che affioravano in quel momento.
Però ero determinato a fare anche delle fotografie ― tutte con un Samsung Galaxy SII ― quando le forze mi erano sufficienti, tutte scattate da me tranne poche eccezioni, come quando sono nella teca della radioterapia, scatate da un tecnico, e quella nel centro trasfusionale su sfondo bucolico, realizzata da mia madre. Foto che ho chiesto esplicitamente a chi le ha fatte.
Ho usato la fotografia traslata anche nella tecnica di scrittura. Mi servì per astrarmi quel tanto che mi permise di essere ancora più presente, mi aiutai con quello strumento tramite una fotocamera insoddisfacente, ma mi vennero in mente le foto mosse, e tecnicamente criticabili, di Robert Capa al D-day, pensando che ognuno fa quel che può con quel che ha, affermazione generale, vera e innegabile per tutti in ogni luogo e in ogni momento.
Non ho mai pubblicato queste fotografie, dopo dieci anni è il momento
Una postilla, non ho creato una “galleria” perché non ho trovato il sistema per vedere le foto “piene“, allora ho preferito metterle così.
Quello che ho messo nel libro è il confronto di un uomo perplesso su molteplici aspetti della vita, della propria ma anche di tutti. Un brutale bilancio eseguito con la ferocia di chi non ha nulla da perdere se non se stesso, un momento di rarissima onestà intellettuale, una lucidità mai sperimentata.