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Riflessi di guerra

La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi“.

Karl von Clausewitz

Oggi rifletterò, alla mia solita scorrettissima maniera, sulla situazione che stiamo vivendo, intendendo per “situazione” una maccheronica analisi geopolitica di respiro mondiale.

Le idee vere sono sempre necessariamente scorrette, scomode, alle volte errate, mai confortevoli o innocue, spesso fastidiose ma talvolta appassionanti quindi:
concedetemi margini di errore ed eccessi strumentali al ragionamento.

Partirei con un assunto indiscutibile constatando che siamo in guerra. Questa è una guerra globale senza esclusione di colpi eccetto, e si spera sia sempre così, l’utilizzo delle atomiche o altri strumenti definitivi, esiziali, per la sopravvivenza del genere umano tutto.

Si tratta di una guerra differente da quella di trincea, altra rispetto quella canonica in campo aperto o nei centri urbani, non è portata con armi convenzionali, col piombo. Qui ci si scontra non per contendersi una zolla di terra ma la Terra stessa, con tutto quello che ci sta sopra.

La guerra in atto, da lunghissimo tempo peraltro, è fra due visioni antitetiche del mondo. Quando parlo di visioni antitetiche non parlo certo ad esempio di comunismo e nazionalsocialismo ― che sono poi la stessa identica cosa ― o di una nazione contro altre nazioni, parlo proprio di pochi uomini che vogliono dominare tutti gli altri contro chi vuole che tutti vivano in pace, di chi vuole il diritto all’aborto fino al nono mese contro chi lo considera un abominio (sono ateo), di chi vuole de-popolare drasticamente la Terra di cui sopra contro chi vorrebbe trovare dei sistemi per non farlo (e ce ne sono eccome!).

Questi signori, che chiameremo “cappelli neri“, sono attualmente al comando del distopico mondo che conosciamo, praticamente dovunque nel mondo. Essi sono contrapposti a quelli che chiameremo “cappelli bianchi“, la fazione opposta che sta provando, da circa un lustro, a cambiare la rotta e il destino dell’umanità, avversando finalmente a viso aperto i primi.

Questa guerra giustifica l’utilizzo di armi non convenzionali come l’economia, la competizione fra poveri, l’immigrazione, l’annaspare per poche briciole in più mentre loro si spartiscono il mondo e controllano le nostre affannate, misere, grigie esistenze: è la guerra delle élites gnostiche, dei “cappelli neri“, contro l’umanità.

Attenzione i “cappelli neri” hanno una ideologia, se non una vera e propria fede, fattore determinante per l’efficienza e l’impegno profusi contro le classi subalterne. Hanno dei riferimenti culturali che ad esempio economicamente possono rifarsi ad un altro prussiano, Friedrich August von Hayek, il quale vedeva lo stato sociale (minimo) utile solo come argine alle insurrezioni dei popoli contro le élites, o come l’austro-nipponico Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi che, meticcio, promuoveva il “meticciato” universale per rendere meno coeso il popolo e quindi più facilmente governabile, arrivò addirittura ad immaginare che ci saremmo in qualche modo distinti in due “razze” differenti, quella delle élites e quella della plebaglia.

Questo giusto per dire che c’è poco da ragionare riguardo a contrapposizioni di nazioni geografiche quanto piuttosto ci serve capire gli arsenali e gli apparati statali di quali di queste siano sotto il controllo di chi e come.

Attualmente punterei tutti i miei pochi averi scommettendo che i “cappelli neri” sono fortissimi in Cina. La Cina ha di suo una tradizione di stato centralizzato, autoritario, ancora più pilotabile da pochi capaci e determinati soggetti, nonché forte di un potenziale enorme. Di fatto lei sta distruggendo il mondo (che conta) con un virus creato in laboratorio, una sorta di “Frankenstein“, con vari segmenti di DNA. Questo virus, sebbene poco letale se trattato correttamente, è altamente contagioso e ha distrutto la vita sociale e l’economia di gran parte dell’occidente grazie ad una premeditata quanto scellerata gestione socio-sanitaria. Occidente che pure ― praticamente ovunque, eccettuando la Bielorussia, l’Ungheria, mettiamoci anche la Russia classificandola occidentale, e gli USA di Trump ― è in mano ai “cappelli neri“.

Ricordo che le mie affermazioni sono da prendere sempre con beneficio d’inventario e sempre in funzione di una analisi “eccessiva” per la necessità di delineare le cose estremizzandole e semplificandole, un poco come i “false colors” aiutano la verifica dell’esposizione nel cinema.

Ritengo che siamo alla scadenza dei termini per un “salto quantico” ― Quantum leap ― nell’evoluzione della Storia.

Le elezioni presidenziali più controverse di sempre stanno per arrivare alla loro conclusione e, mercoledì 20 gennaio 2020, fra una settimana precisa da adesso, il nuovo President Of The United States dovrà essere proclamato.

C’è una seria possibilità che questo non avvenga, che i famigerati ordini esecutivi che emanano la legge marziale vengano sfoderati, che ci sia uno “shutdown” dei Main Stream Media, che la guerra diventi più “tradizionale“.

Kim Jong Un, dopo il vertice sull’isola di Sentosa a Singapore il 12 giugno 2018, è diventato un grande simpatizzante di Trump. Immagino che questa cosa non abbia fatto molto piacere a Pechino che lo usava come “postino” ― lanciava missili che sorvolavano il Giappone inabbisandosi poi nel Pacifico per esprimere il dissenso cinese alle politiche USA ― cosa ancora più strana se pensiamo che la Corea del Nord fa il 99,99% degli scambi con la Cina, deve esserci per forza zio Vladimir a permettergli la sopravvivenza economica e logistica, darei quindi per strappato ai “cappelli neri” questo cruciale pezzo d’Asia.

Con Putin e la Russia la questione è palesemente chiara dall’insediamento di Donald J. Trump alla Casa Bianca.

Putin ha resistito alla guerra aperta nonostante gli aiuti enormi dati da Obama all’ISIS, con l’interessato supporto logistico e materiale di Recep Tayyip Erdoğan, e avendo le uniche basi fuori dal territorio della ex URSS proprio in Siria, a casa di Bashar al-Assad, sovrano laico e illuminato, poi addirittura nel suo cortile di casa, in Ucraina.
Qui la rivoluzione colorata ha messo al potere dei nazisti conclamati ― che hanno poi omaggiato i “cappelli neri” con un posto per il figlio dell’allora membro dello staff Obama Joe BidenHunter Biden, nel board di Burisma Holding, società ucraina del settore energetico con sede a Cipro ― innescando una sanguinosa guerra in Crimea, dove la Russia aveva importanti quanto incedibili infrastrutture militari sul Mar Nero.

Giusto come ciliegina ricordo che dopo la Crimea la precedente amministrazione tornò a pressare Assad, inoltre a fine mandato il “Nobel per la Pace” Obama organizzò una troppo massiccia esercitazione nei paesi baltici, ai confini russi, se non fosse arrivato Trump le cose sarebbero forse proseguite in maniera diversa. Un amico, militare NATO, osservando la mappa del dispiegamento delle truppe in campo, mi disse che si trattava di una formazione chiaramente offensiva, e che i russi questa cosa la capivano benissimo.

Il cambio di rotta della politica MAGA ― Make America Great Again ― di Donald Trump fu drastico, smobilitando ogni proiezione offensiva dell’ex impero statunitense e giocando al gatto col topo in Siria e anche in Iran in perfetta sintonia con Putin disinnescando ogni trappola, mentre non ne aveva affatto con i “cappelli neri” UEMerkel Macron in testa, grandi successi per i “cappelli bianchi” certo, ma oggi?

Intanto la nostra cara vecchia Europa, intesa come UE che Europa non è ma è piuttosto una distopica EURSS, è decisamente filocinese, dalla parte del “cappelli neri” e di sleepy Joe Biden, assolutamente contro Trump.

Fra questi eventi e quelli degli ultimi giorni per tentare di scalzare Trump ― che ha messo il controllo del Tesoro sulla Fed, che ha tolto i finanziamenti all’OMS per la mala gestio pandemica lasciano Bill Gates a ricoprirne il ruolo di primo finanziatore ― si sono sobillate sommosse di ogni tipo dai Black Lives Matter all’ultimo assalto ― di rara stranezza e con pittoreschi quanto inspiegabili partecipanti ― al Congresso di Capitol Hill.

Ricordo poi a braccio lo scontro a fuoco tra militari USA e membri della CIA Francoforte per prelevare dei server Dominion, le voci su Leonardo SpA, l’ambasciata di Via Veneto, impiegati, funzionari, affidavit, il voto postale e le migliaia di incongruenze gravi. Direi che le elezioni, ultimo baluardo dei “cappelli neri” in USA, sarebbero assolutamente da verificare al microscopio.

Oggi siamo in una situazione di scontro definitivo, i “cappelli neri” sanno che se mollassero la presa, nonostante le evidentissime irregolarità elettorali, sarebbero spazzati via, quindi si stanno giocando il tutto per tutto in America.

Se Trump avrà il coraggio e la forza di emanare gli ordini esecutivi e far partire lo shutdown allora la guerra potrebbe diventare qualcosa di più facilmente leggibile per le masse, ma sempre con esiti imprevedibili e purtroppo scontatissime sofferenze.

Cosa dobbiamo augurarci?

Non lo so, ma il fatto che viviamo un conflitto epocale, senza precedenti, la ritengo una certezza.

Si è provato a cambiare le cose con la politica, la politica sta continuando con altri mezzi.

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Illustrazioni Federica Macera