La questione del genocidio degli Uygur ha sempre avuto grande difficoltà a ricevere l’onore delle cronache perché lo sta realizzando la Cina, il Celeste Impero divenuto rosso, il sospetto è che sia divenuto rosso-sangue.
I deliri autoritari portano spesso a prendere iniziative “illuminate“, perché ci si ritiene più scaltri o più nel giusto degli altri, come in questo caso. Ad esempio nel passato le follie di Mao Tse-Tung raggiunsero il colmo con “la lotta ai quattro flagelli” ― conosciuta anche come ” la grande campagna anti-passeri” ― che tentò di debellare il paese da ratti, mosche, zanzare e passeri, portando invece come risultato soltanto la “Grande carestia cinese” (1958-1962 fra i 15 e 55 milioni di morti). Posso riconoscere a Mao una attenuante solo perché trovo le zanzare degli esseri detestabili. Oggi, siccome questo popolo non si omologa ai desiderata di questo stato autoritario, questo non gli riconosce il diritto di esistere, va schiacciato. Il PCC sta perseguendo ferocemente questa etnia turcofona, di fede islamica, molto coesa, indipendentista per lungo tempo.
Le violazioni dei diritti umani sono divenute sistematiche, le detenzioni di massa, in alcuni casi esecuzioni. Sono stati costruiti 380 campi di concentramento nello Xinjiang, dove si deportano gli Uygur, qui vengono torturati, costretti ai lavori forzati, a convertirsi e a bere alcolici. È la più grande incarcerazione mondiale di massa da settanta anni, le stime si attestano su un milione di detenuti. Amnesty International denuncia addirittura la persecuzione dei profughi da parte delle ambasciate cinesi. Gli Uygur vivono nel nord-ovest della Cina, principalmente nello Xinjiang (regione autonoma dove ci sono anche i campi di concentramento), rappresentano la maggioranza relativa della popolazione della regione, raggiungono quasi il 50%.
Quando nel 2001 si aprì, a seguito dell’attentato delle Torri Gemelle di New York ― sospettato di essere una gigantesca false flag ― la stagione della lotta globale al terrorismo islamico, la repressione del PCC nei confronti dei movimenti indipendentisti (loro lo sono dalla prima metà del ‘900), separatisti e addirittura con matrice islamica, si è intensificata. Questo ha costituito un motivo in più per giustificare la persecuzione di questo popolo.
Oggi però rileviamo un Tweet di Mike Pompeo, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America nella prima amministrazione Trump, sugli Uygur:
“Ho stabilito che la Repubblica popolare cinese sta commettendo genocidio e crimini contro l’umanità nello Xinjiang, in Cina, prendendo di mira i musulmani Uygur e i membri di altri gruppi etnici e religiosi minoritari.“
Mai c’è stata una condanna di questa portata da parte di una potenza straniera nei confronti della Cina, questa contrapposizione, in un momento tanto cruciale, appare sempre più come una guerra.
Valutando che domani dovrebbe avvenire il passaggio di consegne fra Trump e Biden, che il generale comandante dell’USMC (United States Marine Corps) David H. Berger ha risposto a Nancy Pelosi ― che gli chiedeva di occuparsi della sicurezza di Washington per la cerimonia di insediamento ― “WE DON’T WORK FOR YOU”! Leggo quindi questo Tweet di Mike Pompeo non esattamente come una “normale” dichiarazione da parte di chi sta lasciando quella poltrona.
In effetti Trump continua ad operare come se le sue decisioni continuassero per un secondo mandato, continua a comportarsi come POTUS, come se fosse ancora lui l’inquilino della Casa Bianca.
Ad esempio: “lunedì Trump, aveva firmato un ordine esecutivo per eliminare le restrizioni di viaggio ai cittadini di numerosi paesi europei e del Brasile, imposte nella prima metà dell’anno nel tentativo di limitare il diffondersi della pandemia da coronavirus. Ma il team del presidente eletto Joe Biden, che si insedierà mercoledì 20 gennaio, ha fatto sapere che intende ripristinare i divieti e che, anzi, ha in progetto di imporne di più stringenti.” ilPost
Domani, in una Washington occupata dai militari, cercheremo di capire cosa sta succedendo, Uygur compresi.
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