Giovedì 08/10/20
Mi interrogavo sul concetto di “asintomaticità”, come sempre, data la mia assuefazione informatica e la mia incontentabile mania di prova a confutazione, sono andato a cercare notizie di questo lemma composto da quattordici lettere, sette vocali e sette consonanti.
Da Treccani ci dicono: asintomàtico agg. [comp. di a– priv. e sintomatico] (pl. m. –ci). – In medicina, che non presenta sintomi: malattia che decorre in modo asintomatico.
Medicina on line ci dice: “nella lingua italiana il termine “asintomatico” (dove il prefisso “a-” denota “privazione”) indica mancanza di sintomi. Sinonimo di “asintomatico” è “non sintomatico“. Il contrario di “asintomatico” è “sintomatico”.”
Al che, dato che si tratta di un contrario dell’aggettivo “sintomatico” da “sintomo” torno su Treccani e trovo “sintomo”:
sìntomo (ant. sìntoma) s. m. [dal gr. σύμπτωμα «avvenimento fortuito, accidente», der. di συμπίπτω «accadere, capitare» (comp. di σύν «con, insieme» e πίπτω «cadere»)]. – 1. Nel linguaggio medico, ciascuno dei fenomeni elementari con cui si manifesta lo stato di malattia: la febbre intermittente è uno dei s. della malaria; il malato presenta tutti i s. della peritonite; non c’è nessun s. di infezione. In partic.: s. obiettivi, s. subiettivi, a seconda che possano essere colti dall’esterno, da un osservatore, o che siano avvertiti soltanto dal paziente; s. patognomonici, s. di sospetto, a seconda che siano caratteristici ed esclusivi di una determinata malattia (e quindi tali da accreditare la diagnosi), o si limitino a indirizzare il ragionamento clinico verso una determinata diagnosi; s. spontanei, s. provocati, a seconda che al loro apprezzamento sia sufficiente l’osservazione, o sia invece necessario il ricorso a particolari manovre. 2. estens. e fig. Indizio, segno di qualcosa che sta per manifestarsi o è già in atto: un buon s., un cattivo s., secondo che facciano prevedere eventi lieti o spiacevoli; la denuncia degli accordi è un s. della rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi; l’avidità degli amministratori è s. di decadenza morale della classe politica; in tutta la regione si erano già manifestati i primi s. della rivolta; l’inflazione è un s. evidente di crisi economica.
A occhio, da ignorante e pure deficiente ― asintomatico però ― mi sembra di capire che tutte le malattie, per essere diagnosticate, debbano manifestare dei sintomi (avvenimenti fortuiti, accidenti) tali da evidenziare, nel senso di provare, lo stato patologico in atto.
Immagino che il metodo analitico esperibile “per sintomi”, cioè per “avvenimenti fortuiti, accidenti”, possa adattarsi a diversi aspetti della vita, ad esempio, non posso definire uno sportivo un “grande campione” in assenza di alcuni specifici sintomi come possono essere i “trofei” che ne testimonino la sua qualità, in tal caso egli è magari un “grande campione” in potenza ma restando “asintomatico” non può dimostrarlo a se stesso e neanche agli altri, non posso definire un architetto un “grande architetto” se non ha manifestato queste sue qualità in qualche “opera” realizzata, non posso definire “maestro” un sedicente artista che non ha mai realizzato qualcosa di “sintomatico” in tal senso, né “grande zoccola” una donna che poi non l’ha data che ai pochi che ha amato e magari solo a me che la giudico tale no, perché manca appunto il “sintomo”, prova sempre necessaria e talvolta sufficiente a comprovare tali status.
Come ebbi già modo di dire, mi trovo circondato da asintomatici, a vario titolo, di gente malata ma non malata, gente felice ma non felice, gente soddisfatta ma non soddisfatta, gente autorevole ma non autorevole, gente intelligente ma non intelligente, gente sagace ma fondamentalmente deficiente, con tanto di sintomi, peraltro gra-vis-si-mi.
A questo punto, viste le miriadi di professoroni che si stanno smentendo ― come prima di loro hanno fatto solo gli economisti ― anche da soli e ripetutamente, col loro fare ieratico e altero nel porci le loro incontrovertibili (ma controvertibili) verità, mi chiedo: possiamo ancora giudicarli intelligenti, preparati, seri e affidabili in mancanza di sintomi e, ancor più, in presenza di sintomi che lascino intendere l’esatto contrario?
Ebbene, non so cosa pensate voi ma io lo so, lo so benissimo quello che penso, e sarà perché sono un deficiente (però asintomatico), sarà perché non sono laureato e non ho neanche uno straccio di PhD, sarà perché bevo tranquillamente la peroni ― oltre che le birre frappiste millesimate ― e la rosetta calda con la mortadella mi piace anche più del caviale ma, per me, potete anche “fare una vampa” (1) tutti quanti.
E mò…se siete capaci, invece di portarci malati finti, portateci qualche malato vero…”la mascherina anche in casa” ma jatevenne ja’!
Nota 1: lingua napoletana, “perire all’unisono divorati dalla medesima fiamma”.
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