Riflessioni Senza Categoria

Dobbiamo proteggere il nostro sangue

Siamo costretti a una battaglia che è al tempo stesso eterna e nuova.

Oggi si minaccia il nostro stesso sangue, quello che padri e madri ― e mai genitori numerati ― infondono nelle creature che sono incaricate di crescere, preservarlo e trasmetterlo a loro volta.

Oggi è il mondo per come è stato creato e per come lo conosciamo che è minacciato da questi schifosissimi vermi che, atteggiandosi a dèi, a creatori di un universo che li vede però solo come anellidi striscianti sul suolo umido, stanno provocando lo sfacelo di anime alte e complesse che possono solo invidiare come irraggiungibile ambizione.

Le parole sono importanti, attualmente la più importante è proprio “vaccino“, inteso come sostantivo e non come aggettivo, come sarebbe giusto riferito ai vari “genitori due” degli anellidi testé citati.

vaccino s. m. – Termine che in origine designava sia il vaiolo dei bovini (o vaiolo vaccino), sia il pus ricavato dalle pustole del vaiolo bovino (pus vaccinico o vaccino), impiegato per praticare l’immunizzazione attiva contro il vaiolo umano.

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Impiegato per praticare l’immunizzazione…” cosa impossibile e irraggiungibile per queste porcherie che appellano tanto impropriamente tali, queste non sono che dei “farmaci sperimentali“, genici per giunta ― con l’eccezione di AstraZeneca, ribattezzato perché ormai nessuno si fidava più come Vaxzevria, e Sputnik ― che mai avrebbero avuto modo di essere usati senza i protocolli ufficiali che si premurano di accertare (amministrativamente) che non esiste alcuna cura.

Che sia impossibile proteggere coloro i quali si siano inoculati, assonanza eccelsa, uno dei “farmaci sperimentali” spacciati impropriamente per “vaccini” e, di conseguenza, i non-vaccinati da loro, è certificato da innumerevoli documenti ufficiali, alcuni li trovate QUI, nell’articolo dedicato alle battaglie della AADI, ma quella che mi fa ridere di più è questo screenshot di un concorso interno che mi ha mandato proprio il responsabile dell’ufficio legale della associazione appena citata.

Voglio tornare ad una questione cruciale, al (cito da QUI) “criminale protocollo del minuscolo e asfittico Speranza: “paracetamolo e vigile attesa“! Questo è stato prima smentito e smantellato dal TAR Lazio, poi però Palù, presidente dell’AIFA, lo ha impugnato davanti il Consiglio di Stato, riuscendo addirittura a spuntarla, ristabilendo di fatto il divieto a curare secondo coscienza i propri pazienti e restaurando il deleterio e nefasto “paracetamolo e vigile attesa“.

Tralasciando le immense storture innumerevoli volte illustrate in scritti precedenti, anche di più un anno ― tamponi inaffidabili almeno per l’80%, cure esistenti, terapie ministeriali errate, autopsie vietate ecc. ― vale la pena rimarcare che, in forza del REGOLAMENTO (CE) N. 507/2006 DELLA COMMISSIONE del 29 marzo 2006, e precisamente all’art.4, si vieta l’uso di “farmaci sperimentali“, quali, ribadisco ancora, sono questi che tanto impropriamente chiamano “vaccini“, in presenza di cure efficaci (e ne esistono parecchie da moltissimo tempo).

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In questo si ribadisce che: “per esigenze mediche insoddisfatte si intende una patologia per la quale non esiste un metodo soddisfacente di diagnosi, prevenzione o trattamento“, ecco spiegata la frenetica attività istruita contro il TAR da Palù e dall’AIFA contro la sentenza iniziale, non avrebbero più potuto continuare con i loro ricatti e cercare di imporre ciò che non hanno comunque nessun potere di imporre grazie alla Costituzione, al Codice di Norimberga, alla Convenzione di Oviedo, alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e via di seguito.

Ritorniamo ora agli anellidi che stanno provando ad ammorbarci, a loro che pretendono di atteggiarsi a creatori dell’universo perseguendo depopolamento, transumanesimo e controllo pervasivo di quelli che ancora coltivano amorevolmente la propria umanità.

Moltissimi si sono appecoronati ai loro mefistofelici desiderata offrendo la loro stessa carne viva al sacrificio, imbelli e arrendevoli, spesso addirittura zelanti, portano all’altare sacrificale della “pandemia” addirittura ― come solo degli invasati possono ― i loro stessi figli.

Dichiarazioni inconciliabili con la ragione si vedono circolare, come quelle della responsabile di Pfizer Europa la quale afferma, senza vergogna alcuna, che dopo i giovani vogliono vaccinare neonati e infanti, tutte fasce di popolazione mai scalfite da questa “pandemia” ridicolissima negli stessi numeri ufficiali, come affermato tanto graniticamente da un signore che rende ridicolo definire “medici” e “scienziati” tutte le nostre acclamate “virostar” ― c’era un allergologo, uno zanzarologo e una veterinaria… che sembrano Pippo, Pluto e Paperino che giocano a travestirsi da Zorro ― ossia John P. A. Ioannidis, professore di Stanford, massimo epidemiologo al mondo e massimo esperto di meta-analisi.

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Dobbiamo proteggere strenuamente il nostro stesso sangue, dobbiamo proteggere noi stessi, dobbiamo proteggere, per quel che ci è possibile, anche quelli che ci affliggono perché, come diceva un signore poco più di due millenni or sono, e che mi dispiace ammirare solo da non credente:

“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno

Anche se, il perdono, non mi appartiene granché… La vita resta ciò che ne fai.

Baby, life’s what you make it
Can’t escape it
Baby, yesterday’s favorite
Don’t you hate it
Baby life’s what you make it
Don’t back date it
Baby, don’t try to shade it
Beauty is naked
Baby, life’s what you make…

Life’s What You Make It ― Talk Talk
Mark Hollis, Tim Friese-Greene, 1986

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Illustrazioni Federica Macera