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μολὼν λαβέ, Molòn labé

30/11/22

Oggi ero a casa, di riposo. Avendo ricevuto risposta negativa dall’ufficio del cerimoniale della Consulta ― avevano terminato i posti nella saletta e io NON SONO UN GIORNALISTA (davvero e per fortuna), lo avevo chiesto da semplice cittadino ― mi sono accontentato di seguire la farsa dal web.

Vedere la testardaggine onesta di un uomo intransigente e limpidamente corretto, come il professor Augusto Sinagra, e la lucida determinazione pragmatica di un giurista, Angelo Di Lorenzo, contrapposrsi coraggiosamente alla prepotenza di un potere usurpatore quanto ingiusto, mi ha generato sentimenti ambivalenti.

Il sentimento positivo, e bellissimo, è stato quello di vedere che esistono persone ― ma ne avevo abbondantemente contezza specifica ― capaci di far prevalere il peso della propria anima nei confronti dell’utilità materiale e sociale.

Il sentimento negativo invece è drammatico. Siamo abbandonati, anzi decisamente peggio, siamo vessati da un potere becero, ottuso, violento, che non merita alcun rispetto per quel che è in quanto infrange, nei suoi massimi organi e nelle sue ritualità più elevate, un’autorità che gli è concessa da un popolo che non è più rappresentato da loro. Loro che restano organi che esercitano un potere in nome nostro e, a questo punto, senza alcuna autorità residuale.

La questione si rileva da tempo immemorabile, mi è impossibile fare un viaggio a ritroso così imponente, mi limiterò a richiamare la nomina di Amato a Presidente della Consulta, il quale ha poi passato la carica alla Sciarra ― evento che conferma il detto “al peggio non c’è limite” ― poi la nomina, a giudice della Corte Costituzionale al posto del dimissionario Amato, del professor Marco D’Alberti da parte del vostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e tante altre cose di cui discutemmo pure il 19 nello studio di Sinagra insieme ad Angelo Di Lorenzo e Roberto Martina (che è come se avesse dibattuto pure lui di persona oggi) in preparazione dell’odierno agguato costituzionale.

Resto allora qui, inutilmente deluso, ad elaborare un lutto atteso e ineluttabile, quel malato terminale che è la democrazia italiana è spirato oggi, quando è stato spento il microfono del professor Augusto Sinagra, che si batteva come un leone per rivendicare verità e giustizia con massime capacità e somma determinazione, si è opposto alle prevaricazioni… ed è stato zittito. Siamo stati zittiti tutti.

Ho visto Angelo Di Lorenzo concedere campo quel tanto sufficiente da poter poi schiaffeggiare giuridicamente i pretestuosi atteggiamenti tenuti ― con imbarazzante presunzione ― dalla presidenza della Consulta. È riuscito, con tagliente efficacia mista ad amarezza, a puntualizzare i concetti base dell’azione e a garnatire che:

Non ci sarà mai resa alla tirannia. Mai.

Non entrerò nei dettagli degli avvenimenti di oggi, necessito di scrivere di pancia perché è la che sono stato colpito, con la vigliaccheria caratteristica dei peggiori regimi, stamattina.

μολὼν λαβέ

La Corte Costituzionale ha zittito istanze di giustizia. L’esecutivo, agli ordini del vero potere, ha usato proprio il massimo organo di giustizia come randello contro la Giustizia, ha avuto ragione della logica, ha distrutto la poca civiltà residua.

Sinagra alla Consulta il 30 novembre 2022

QUI la prima parte della seduta del 30 novembre in cui ci sono gli interventi, fra gli altri, di Augusto Sinagra, a partire dal minuto 1:24:24, e Angelo Di Lorenzo, dal minuto 1:34:30. Tutte le sedute della Consulta sono visionabili sul canale Vimeo Corte costituzionale, da cui è stato pure possibile seguire la diretta.

Corte Costituzionale, udienza pubblica del 30 novembre 2022, I parte

CORTE COSTITUZIONALE O COSA?

Oggi si è tenuta l’udienza dinanzi la Corte costituzionale alla quale ho partecipato insieme con i Colleghi Avvocati Angelo Di Lorenzo e Nicola Veneziano per sostenere l’ammissibilità degli atti di intervento nel giudizio costituzionale curati nell’interesse di quattro intervenienti.

Ho percepito subito un clima per così dire di insofferenza nei miei confronti che poi ha portato ad un inevitabile “scontro” tra me e la Presidente Prof.ssa Silvana Sciarra. Non intendo fare un resoconto di quel che è accaduto perché sarebbe troppo lungo.

Posso solamente dire che, al di là delle continue interruzioni che ho subito, mi è stato precluso di depositare un’istanza scritta di rinvio per potere avere conoscenza di quanto le altre parti presenti nell’interesse di altri intervenienti avessero dedotto sul punto.

Mi è stato precluso di spiegare le ragioni di un rinvio in attesa della decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea a titolo di interpretazione pregiudiziale della efficacia perdurante o meno del Regolamento n. 507/2006/CE.

Così pure mi è stato precluso di spiegare le ragioni di opportunità di un rinvio che avesse consentito anche di valutare la seconda Ordinanza n. 118 del 7/12 settembre 2022 del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia.

Tuttavia, sono riuscito comunque a parlare, donde le continue interruzioni da parte della

Presidente, preoccupata solo del contingentamento dei tempi.

Il massimo dell’insofferenza si è avuto allorché ho contestato la presenza in Aula del neogiudice costituzionale Prof. Marco D’Alberti non tanto sotto il profilo della sua imparzialità, quanto sotto il profilo che egli non “appariva” imparziale, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte europea di Strasburgo.

Il peggio è successo quando ho dato notizia (suppongo già ben conosciuta da parte della Presidente e degli altri giudici) dell’articolo apparso il 28 novembre scorso su “La Stampa” di Torino, secondo cui “l’obbligo vaccinale tutela i diritti costituzionali”, firmato da tale Donatella Stasio che è (o fino al mese scorso è stata) responsabile per le Comunicazioni della Corte costituzionale!

C’è stato dell’altro, ma quello che rileva è che ho registrato la violazione dell’art. 117 e 111 della Costituzione, oltre che dell’art. 24 che garantisce i diritti e le prerogative della difesa.

Ho anche segnalato in udienza l’incongruenza dell’art. 4 delle Norme relative al procedimento dinanzi la Corte costituzionale, e questo con riguardo allo specifico tema della ammissibilità degli atti di intervento. Ciò nel senso che se possono prendere parte al giudizio solo coloro i quali erano parti nel processo nel cui contesto è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale (ed in questo senso è la giurisprudenza della stessa Corte) la previsione di possibili interventi di cui all’art. 4 del Regolamento di procedura, o non ha un senso compiuto oppure gli interventi per la cui ammissione si chiede un interesse diretto e qualificato nel giudizio, questo non può essere che il giudizio costituzionale e non qualsiasi altro giudizio ordinario nel quale si deve fare applicazione delle norme costituzionalmente contestate.

AUGUSTO SINAGRA

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Illustrazioni Federica Macera