14/07/24
Creiamo robot1 per scaricare su di loro il nostro lavoro. Questo nostro desiderio però nasconde molte possibili e poco piacevoli conseguenze. Come spesso descritto in innumerevoli film di fantascienza, potrebbe mettere in moto un processo che porta ineluttabilmente alla scomparsa del genere umano.
Si stanno realizzando robot umanoidi sempre più efficienti e, progressivamente, sono certo che saranno sempre migliori, troppo migliori. Questi antropomorfi sono solo quelli più evidenti perché condividerebbero i nostri spazi, ma ce ne sono di innumerevoli tipi.
“Ampi schemi linguistici, interfacce cervello-computer e intelligenza a bordo stanno ampliando i confini della robotica, consentendo alle macchine non solo di comprendere il nostro mondo fisico, ma di interagire con esso in modi sempre più sofisticati.” da CGTN
A questo aggiungiamo che ormai definiscono noi esseri umani come animali hackerabili ― spero che qualcuno rilevi la profonda e inaudita violenza del concetto ― come disse di noi il sedicente profeta del World Economic Forum, Yuval Noah Harari, allora il gioco è fatto, Tout se tient.
“Humans are now hackables animals. The whole idea that humans have this “soul” or “spirit”, and nobody knows that’s happening inside them, and they have free will that’s over.”
“Gli esseri umani adesso sono animali hackerabili. L’idea stessa che gli esseri umani hanno una “anima” o uno “spirito”, che nessuno sa che sta accadendo dentro di loro, che hanno il libero arbitrio è finita.”
Yuval Noah Harari (Kiryat Ata, Israele, 24 febbraio 1976), storico e saggista israeliano. Trovate il video con queste sue dichiarazioni qui sulla CNN
In realtà noi siamo ancora più esposti, siamo animali fin troppo vulnerabili al cospetto di una neonata, quanto poderosa, ampiamente perfettibile, Intelligenza Artificiale.
E siamo vulnerabili pure al cospetto del vigore dei corpi artficiali, di muscoli fatti di acciaio e pompe idrauliche, siamo vulnerabili a ricariche di energia immediate e infinite, a frequenze intollerabili per i nostri organismi. In definitiva siamo deboli e inesorabilmente perdenti nei confronti di cervelli e corpi che noi stessi stiamo creando.
I rischi evidenti non spaventano, anzi esaltano, un’ampia parte delle élites gnostiche e transumaniste, convinte di migliorare la biologia degli esseri (ormai per poco) umani. Per queste ultime contano solo i propri capricci, la presuntuosa volontà di sostituirsi a Dio. L’aspetto trascendente dell’uomo, quello che una volta veniva definito “anima“, è ormai giudicato un inutile orpello, addirittura limitante, una fastidiosa costrizione per la loro traslazione a déi.
Nel frattempo si aprono molteplici finestre di Overton, una fra le tante ce la fornisce l’account @futurism, che ci chiede, riguardo alle relazioni sentimentali: “è un imbroglio se è un bot?“…
A cosa ci stanno preparando?
Ad entrare in un mainframe globale? A regalarci una finta libertà digitale a danno di quella biologica e dell’anima? Ci offriranno un mondo come lo sogniamo, che sarà solo un sogno, meglio ancora, una illusione perversa e annichilente.
Spesso, in un quasi blasfemo paragone con il “mito della caverna” di Platone, penso al film Matrix (1999) dei fratelli ― poi fluidamente trasformatesi in sorelle ― Andy e Larry Wachowski, un mondo delle ombre in salsa ipertecnologica.
MORPHEUS: Abbiamo pochi bit, brandelli d’informazione. Ma quello che sappiamo per certo è che un bel giorno, all’inizio del Ventunesimo secolo, l’umanità intera si ritrovò unita all’insegna dei festeggiamenti. Grande fu la meraviglia per la nostra magnificenza mentre davamo alla luce I.A. (pare oggi NdA)
NEO: I.A. Vuol dire Intelligenza Artificiale.
MORPHEUS: La cui sinistra coscienza produsse una nuova generazione di macchine. Ancora non sappiamo chi colpì per primo, se noi o loro. Sappiamo però che fummo noi ad oscurare il cielo. A quell’epoca loro dipendevano dall’energia solare, e si pensò che forse non sarebbero riuscite a sopravvivere senza una fonte energetica abbondante come il sole. Nel corso della storia il genere umano è dipeso dalle macchine per sopravvivere. Al destino, come sappiamo, non manca il senso dell’ironia.
Tutto cominciò così
Terminator2
JOHN CONNOR: Tre miliardi di vite umane si spensero il giorno 29 di agosto del 1997. I sopravvissuti dell’olocausto nucleare chiamarono quella guerra “il giorno del giudizio”. E sopravvissero solo per affrontare un nuovo incubo, la guerra contro i robot.
Quello a cui assistiamo, nel nostro distopico presente, assomiglia paurosamente a quanto si racconta in questi profetici film, e la cosa mi genera una qualche ansia.
Siamo nei prodromi del nostro epilogo?
Quasi certamente sì e, molto probabilmente come spero, non sarà proprio come in quei film. Magari saremo solo spinti, volenti o nolenti, a una sorta di ibridazione tecnologica transumanista, cosa che non mi piace affatto ma che rappresenterebbe un male decisamente minore, forse inevitabile.
Tralascio le innumerevoli nefaste conseguenze del transumanesimo per dedicarmi un attimo a “forzare il ragionamento“, voglio liberarlo dalle costrizioni in cui si trova come fossi uno sceneggiatore.
Per provocazione, e volendo ragionare in termini più che fantascientifici, possiamo ipotizzare che potremmo essere stati creati noi stessi da esseri più avanzati, magari estinti, magari scomparsi proprio perché sostituiti dalle loro creazioni (noi), bestie da soma che hanno acquisito, per un caso fortuito, coscienza e consapevolezza. La cosa, dal punto di vista meramente ipotetico, potrebbe tenersi in piedi.
Inoltre civiltà precedenti potrebbero essere realmente esistite, tirando di nuovo in ballo il povero Platone ad esempio, fu proprio lui a parlarci di Atlantide3. Per evidenziare un’altra mancanza di chiarezza, attuale stavolta, nessuno ha mai fornito una spiegazione esaustiva su cosa ci sia in Antartide, ci sono solo ghiaccio e pinguini? Ma soprattutto, potessi permettermelo economicamente, perché non avrei il permesso di esplorarlo in piena libertà?
Sono moltissime e inspiegabili le incongruenze nel flusso narrativo della nostra storia, e anche in quella ben più lunga del nostro pianeta. Spesso mi stuzzicano gli Out Of Place ARTifacts (OOPArt), che vengono ridotti maldestramente a pseudoscienza ― danno tout court del deficiente a chi cerca una spiegazione senza sostenere come assiomi le teorie oggi ritenute valide ― un silenziamento del dibattito scientifico coerente con quanto si vede in ogni altro aspetto della nostra vita sociale.
Quello che oggi affermiamo essere scienza potrebbe domani essere giudicato addirittura superstizione. Ciò non toglie che il metodo scientifico, assai diverso dall’odierno culto del dogma-scienza, rappresenti l’unico antidoto alla deriva dogmatica o, ancora peggio, antiscientifica.
Pretendiamo di conoscere gli intimi segreti dell’Universo, ma potremmo essere largamente simili a dei presuntuosi alchimisti intrisi di un pensiero positivista invecchiato molto male.
Quasi finita la pars destruens funzionale al chiederci più liberamente, in qualità di esseri umani, quale sia la nostra stessa genesi, abbiamo pure un pretesto per poter dubitare della nostra evoluzione per come ce la raccontano ― compresa la più che fallita teoria darwiniana (anche il II e III video NdA).
Oggi siamo proprio noi a creare una nuova tipologia di “vita“ ― bisognerebbe interrogarsi su cosa significhi realmente “vita“ ma in definitiva la “vita“ vive senza chiederselo ― allo stesso modo potremmo essere stati “creati” a nostra volta. Non voglio comunque far debordare questa ipotesi eccessiva invadendo una altro campo assai ostico, quello religioso, la formulo solo nel senso più materiale e come provocazione, sfido il limite dello status quo solo per allargare le possibilità speculative e rapportarle al tema.
Chiudo qui la parentesi strumentale, e torno all’argomento centrale, chi spinge per questa ibridazione fra vita biologica e tecnologica, per questo ingovernabile transumanesimo, per la creazione di corpi artificiali con Intelligenza Artificiale, scherza col fuoco, e lo fa per diversi motivi.
Il primo è che rischiamo una presa di coscienza delle macchine. Se accadesse queste potrebbero soppiantarci, sostituirci, superarci, proprio come nei film distopici citati sopra, saremo soggiogati o, molto più verosimilmente, eliminati.
Il secondo è che vivremo vite ibride, avremo razze ibride, avremo transumani, umani, robot, che faranno assumere alla definizione di “meticciato” coniata da Richard de Koudenove Kalergi ― che già ogni giorno si palesa in campo umano ― un significato inaspettato e ancor più terrificante.
Gli altri motivi, che pure hanno una loro rilevanza, sento di lasciarli da parte, mi sembrano già sufficientemente destabilizzanti questi pochi, ma restate sul pezzo, perché arriveranno anche quelli.
Per concludere, e ricollegandomi alla fantascientifica teoria che ci vede essere creati da chissà chi, mi viene da pormi una domanda sul nostro futuro:
Ripetiamo il copione?
*copione ipotetico
Stavolta saremo noi i perdenti
Note
1 – dalla parola ceca robota che significa lavoro pesante, a sua volta derivata dall’antico slavo ecclesiastico rabota, servitù.
2 – Terminator (The Terminator) è un film del 1984 diretto da James Cameron.
3 – Il mito di Atlantide trae origine dai dialoghi di Platone (Atene 427-347 a.C.), è uno dei racconti più affascinanti e misteriosi di sempre. La città, si dice, fu inghiottita dal mare in un giorno e una notte, a causa di una catastrofe naturale. Platone ne parla in due opere: il “Timeo” e il “Crizia”. A suo dire Atlantide era una potenza navale incredibile e tecnologicamente avanzata che, circa nove millenni prima della sua epoca, tentò di espandersi conquistando Atene e altre parti del mondo antico. La descrive come un’isola oltre le “Colonne d’Ercole”, e caratterizzata da una straordinaria ricchezza naturale e tecnologica, una civiltà avanzata in grado di costruire palazzi mirabolanti, templi e canali. Atlantide godeva di una prosperità assoluta, frutto anche del dominio su tutti i mari.
PS: su tutti questi argomenti suggerisco di leggere i saggi di Patrizia Arcana