Riflessioni Senza Categoria

MAFIA

«è robba ’e zì Peppe»

20/03/23

Sempre parliamo di MAFIA intendendo con questo termine una generica “delinquenza organizzata“, dal “Sistema” partenopeo alla “Cupola” di Cosa Nostra, dalle “triadi” cinesi alla inquietante “Black Axe” nigeriana passando per i “Cartelli” colombiani e quant’altro, le classifichiamo tutte indistintamente come “mafia“, parola di indiscussa origine siciliana.

L’evoluzione semantica della parola (Lo Monaco 1990); mafia (maffia) deriverebbe da ”mafioso” (mafiusu), a sua volta derivato dall’arabo marfud, marfuz, donde il siciliano marpiuni (impostore, malandrino)-marfiuni-marfiusu (marfusu, 1862)-ma(r)fiusu (1863-65). da Treccani.

Un’altra ipotesi è quella fatta nel 1897 dallo storico William Heckethorn che considera il termine “mafia” l’acronimo di “Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti“. Versione meno accreditata, fermo restando che Giuseppe Mazzini ― parallelamente al membro del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Approvato Giuseppe Garibaldi ― era un massone di altissimo rango nelle fila degli “Illuminati“, e aveva una fitta e amorevole corrispondenza con il “Papa della Massoneria“, il famigerato Albert Pike autore della “bibbia della massoneria“, il volume “Morals and Dogma“. Un ciccione perverso e pericoloso, pericoloso anche più dei due nostri che a seguire scomoderemo di nuovo.

“Ogni volta che la gente ha bisogno di un eroe, lo forniremo noi”

Albert Pike

Un’alea di temerarietà mista al fascino del potere ― violento come solo il potere sa essere, pure quando si ammanta di solennità, nel caso deli Stati ― arrivò poi a celebrarla grazie alla grande menzogna del cinema di cassetta, anche questa “una proposta che non si poteva rifiutare“.

In tutta onestà però, ai fini di questo ragionamento, conviene partire dalla sempre pessimamente narrata “Unità d’Italia“, quella violenta e prevaricante “Anschluss” che ebbe parecchio a che fare con i due “Giuseppe” e con la delinquenza organizzata del meridione, che organizzata non era mai stata fino a quel maledettissimo, preciso, momento.

Qualche giorno fa fui invitato da una persona a me “vicina” a guardare un video in cui il magistrato Di Matteo parlò del patto fra Berlusconi, Dell’Utri e la MAFIA, voleva una opinione al riguardo da me e dagli altri iscritti al mio Canale Telegram.

Di Matteo: “patto di reciproca protezione tra Berlusconi e la mafia palermitana tramite Dell’Utri”

Il “trigger” ― come dicono quelli che non sono boomer come me ― c’è, ma necessita una ulteriore premessa, cruciale, dovuta al pragmatismo e l’onestà intellettuale che mi distingue.

La MAFIA è un potere reale, così come l’Atlantismo che fa rima e non solo con Globalismo ― declinazioni più accettabili ma coincidenti col “Novordomondialismo“, passatemi il termine, che distrusse così malamente la nostra Prima Repubblica dal 1992 ― quello che decise che una politica nazionale italiana, fortemente perseguita più che da chiunque altri da Bettino Craxi, non aveva da continuare a esistere, anche al punto di estromettere questo scomodo personaggio, certo non solo lui che ne incarnò l’essenza, dalla politica ed esiliarlo a Cartagine. Ma torneremo sugli spregiudicati padroni ― che si arrogano il diritto di proprietà del mondo intero usurpandolo con ferocia ― della nostra disastrata, magnifica, colonia.

La MAFIA non fa paura, non l’ha mai fatta al potere di cui è invece mero strumento, o meglio uno dei vari. Il “Follow the Money” di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non mi ha mai lontanamente convinto, è un ragionamento, un principio, affetto da un profonda miopia logica. Il vero potere i soldi li stampa, non deve certo sottrarli predandoli a chicchessia, le azioni del vero potere rispondono a logiche diverse e ancora più terrificanti, mentre i soldi servono ai galoppini, ai “mafiosi“, loro non possono stamparli.

Liquiderei l’argomento Unità d’Italia / Anschluss con il dato di fatto che la MAFIA, nelle sue varianti, fu necessaria alla sbirraglia savoiarda per distruggere il Regno delle Due Sicilie, diventato un competitor assai scomodo per la Gran Bretagna: Suez sarebbe stata una mazzata enorme per loro nei commerci con le Indie OrientaliQUI i tanti primati che avevamo.

Sono certo che i “Giuseppe” lavorarono per questo, sfruttando i Savoia che erano letteralmente alla fame. Prova ne è che Garibaldi a Londra fu accolto come un eroe e portato in trionfo per il risultato conseguito sul sangue vivo dei miei avi.

Liborio Romano, prefetto di polizia sotto la reggenza borbonica, e Salvatore De Crescenzo (Tore’ e Criscienzo), indiscusso capo della Camorra, trattarono l’ingresso di Giuseppe Garibaldi per evitare tumulti. Fu proposto ai camorristi una totale amnistia, uno stipendio del neonato stato nazionale e l’inglobamento della Camorra nella Guardia Cittadina, la famigerata e schifosissima sbirraglia sabauda.

Gli uomini che entrano in questa sbirraglia diventano in poco tempo ben dodicimila. L’etica di questi gentili personaggi fece sì che una tanto inevitabile quanto feroce escalation criminale venisse perpetrata a danno della mia amata città. Fioriscono contrabbando ed estorsione, i sodali di questa merda gridavano: «è robba ’e zì Peppe», riferendosi al ladro di cavalli e massone Giuseppe Garibaldi. A proposito del cosiddetto “eroe dei due mondi” sappiate che a Porto Alegre lo schifano proprio, come dovremmo fare tutti.

Il patto fra stato e MAFIA non è mai cessato

La premessa è finita, andiamo quindi a provare a rileggere qualcosa del nostro passato alla luce del peccato originale e inquadriamo meglio fatti e persone.

Giulio Andreotti fu accusato di aver avuto rapporti con la MAFIA quando, da politico pragmatico e capace, aveva compreso, fuori da ogni possibile dubbio, di dover parlare con uno dei poteri che insistevano sul territorio dello Stato. Fu accusato anche di aver avuto rapporti con Salvo Lima.

Allora, visto che parliamo di Salvo Lima, che era vicinissimo alla famiglia Mattarella, alziamo il tiro. Bernardo, padre di Sergio e di Piersanti ― quest’ultimo ucciso dalla MAFIA per motivi probabilmente opposti a quelli propagandati ― era sposato con Maria Buccellato Rimi. Antonino Buccellato, boss di Castellammare del Golfo (TP) aveva sposato Antonina Rimi.

Nel corso del processo per Portella della Ginestra, Bernardo Mattarella fu accusato da Gaspare Pisciotta, amico di infanzia di Salvatore Giuliano, di essere implicato nella strage. Accuse riportate ufficialmente nella relazione della commissione antimafia firmata dal deputato Beppe Niccolai. Leonardo Sciascia definì quanto codificato in questa pesantissima relazione “una cosa seria”.

Questo giusto come evento singolo, una trattazione esaustiva è pressoché impossibile, nonché inutile al fine della riflessione.

Incongruenze, doppiopesismi, esiste sempre una MAFIA cattiva, e una MAFIAbuona“, come quella di Tore’ e Criscienzo, quella della DC che non faceva gli interessi nazionali, quella di Lucky Luciano che organizzò lo sbarco degli alleati in Sicilia ― la cosiddetta “Operazione Husky” ― quella che finanzia tutte le operazioni sporche dei servizi occidentali e ne gestisce la logistica, magari nel Porto di Crotone, un porto che puzza parecchio sotto ogni profilo…

E veniamo finalmente a Berlusconi e Dell’Utri, due scaltri furbastri di immenso ingegno e capacità.

La mia opinione è che, semplicemente, parliamo dei pochi sopravvissuti a Tangentopoli ― evento di cui ho una idea pessima senza possibilità di rimodulazione ― hanno saputo come muoversi e hanno trattato con la MAFIA come hanno trattato con chiunque andava fatto. Questo non li rende più colpevoli di chi era invischiato nella strage di Portella della Ginestra, di Capaci, di Via D’Amelio o le mille altre stragi di MAFIA.

Non è colpevole solo il braccio, è colpevole ancora di più chi quel braccio muove e comanda. I motivi che sono dietro a questi ordini, impartiti in stanze buie, da gente ignota per questo impossibile da giudicare, sono invece terrificanti.

La MAFIA non mette paura, mette paura chi la usa

In definitiva mi fa più orrore l’ipocrisia di un Di Matteo, che mi ricorda la frase di Albert Pike, che la furbizia di un onesto furfante come Berlusconi.

Eppure nessuno dei due mi piace, neanche un poco.

La MAFIA è un’arma terribile, uno strumento di governo.

“Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate.”

Gianfranco Miglio, ideologo della Lega, intervistato da Stefano Lorenzetto per ilGiornale, 20 marzo 1999


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Illustrazioni Federica Macera