Sono del Sud, figlio di una terra bellissima e massacrata da troppe violenze, anche oggi, come pure dal razzismo ingiustificato di chi ci ha di fatto resi una terra affamata, una terra di emigrazione.
Spesso mi sono trovato ad essere un “negro” per i miei “compatrioti“, gli stessi che si affannano a dire che “Black Lives Matter” ma poi urlano negli stadi “Vesuvio lavali col fuoco” e “Napoli colera“. A parte la vergogna che dovrebbero provare questi personaggi, rilevo una leggerissima contraddizione in quello che affermano tanto male.
Intanto oggi l’Inter ha vinto il campionato di calcio italiano, che non ha niente a che vedere con quello che valeva la pena seguire, quello con la passione spumeggiante sugli spalti, le gioie e i dolori condivisi de visu con altri esseri umani con annessi rumori, urla e il casino della vita vera.
Come successe a Napoli per la scomparsa di D10S, parecchi tifosi se ne sono allegramente fottuti di limitazioni, divieti, distanziamenti e privazioni ― cosa di cui mi compiaccio profondamente ― non gli bastava festeggiare virtualmente o “alzando il gomito“, allora si sono riversati nel centro, a San Babila, al Duomo, manifestando fisicamente la propria felicità per questo scudetto a vario titolo menomato.
Altrettanto immediatamente è cominciato il paragone con “iNapoletani“, con gli “assembramenti” ― incivili e irresponsabili naturalmente ― quelli che solo il nostro vitale e vulcanico popolo potrebbe giustificare, non certo quello civile, non certo quello nordico, quello meneghino.
Ricordo ancora, e con grande dolore, quando un ragazzo napoletano fu ucciso da un ultrà romanista. Intervistarono la madre che, distrutta dal dolore, non abbandonandosi al cliché della “sceneggiata” fece dire al cronista ― di cui fortunatamente ho rimosso il nome ― che “quasi non sembrava napoletana“, roba da “sputazzate” in faccia.
Eravamo una nazione prospera e avanzata, elenco sotto alcuni primati che erano attribuiti alla nostra nazione prima dell’unità d’Italia (fonte).
Primati attribuibili al Regno delle due Sicilie
- 1735. Prima Cattedra di Astronomia in Italia
- 1737. Costruzione S.Carlo di Napoli, il più antico teatro d’Opera al mondo ancora attivo
- 1754. Prima Cattedra di Economia al mondo
- 1762. Accademia di Architettura, tra le prime in Europa
- 1763. Primo Cimitero Italiano per poveri (Cimitero delle 366 fosse)
- 1781. Primo Codice Marittimo del mondo
- 1782. Primo intervento in Italia di Profilassi Antitubercolare
- 1783. Primo Cimitero in Europa per tutte le classi sociali (Palermo)
- 1789. Prima assegnazione di “Case Popolari” in Italia (San Leucio a Caserta)
- 1789. Prima assistenza sanitaria gratuita (San Leucio)
- 1792. Primo Atlante Marittimo nel mondo (Atlante Due Sicilie)
- 1801. Primo Museo Mineralogico del mondo
- 1807. Primo Orto Botanico in Italia a Napoli
- 1812. Prima Scuola di Ballo in Italia, gestita dal San Carlo
- 1813. Primo Ospedale Psichiatrico in Italia (Real Morotrofio di Aversa)
- 1818. Prima nave a vapore nel mediterraneo “Ferdinando I”
- 1819. Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte
- 1832. Primo Ponte sospeso, in ferro, in Europa sul fiume Garigliano
- 1833. Prima Nave da crociera in Europa “Francesco I”
- 1835. Primo Istituto Italiano per sordomuti
- 1836. Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel Mediterraneo
- 1839. Prima Ferrovia Italiana, tratto Napoli-Portici
- 1839. Prima illuminazione a gas in una città città italiana, terza dopo Parigi e Londra
- 1840. Prima fabbrica metalmeccanica d’ Italia per numero di operai (Pietrarsa)
- 1841. Primo Centro Sismologico in Italia, sul Vesuvio
- 1841. Primo sistema a fari lenticolari a luce costante in Italia
- 1843. Prima Nave da guerra a vapore d’ Italia “Ercole”
- 1843. Primo Periodico Psichiatrico italiano, pubblicato al Reale Morotrofio di Aversa
- 1845. Primo Osservatorio meteorologico d’Italia
- 1845. Prima Locomotiva a vapore costruita in Italia a Pietrarsa
- 1852. Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (Napoli)
- 1852. Primo Telegrafo Elettrico in Italia
- 1852. Primo esperimento di illuminazione elettrica in Italia, a Capodimonte
- 1853. Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (il “Sicilia”)
- 1853. Prima applicazione dei pricìpi della Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi
- 1856. Expò di Parigi, terzo paese al mondo per sviluppo industriale
- 1856. Primo Premio Internazionale per la produzione di Pasta
- 1856. Primo Premio Internazionale per la lavorazione di coralli
- 1856. Primo sismografo elettrico al mondo, costruito da Luigi Palmieri
- 1860. Prima Flotta Mercantile e Militare d’Italia
- 1860. Prima Nave ad elica in Italia “Monarca”
- 1860. La più grande industria navale d’Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia)
- 1860. Primo tra gli stati italiani per numero di orfanotrofi, ospizi, collegi, conservatori e strutture di assistenza e formazione
- 1860. La più bassa mortalità infantile d’Italia
- 1860. La più alta percetuale di medici per numero di abitanti in Italia
- 1860. Primo piano regolatore in Italia, per la città di Napoli
- 1860. Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli)
- 1860. Prima città d’Italia per numero di Tipografie (Napoli)
- 1860. Prima città d’Italia per di Pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli)
- 1860. Primo Corpo dei Pompieri d’Italia
- 1860. Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli)
- 1860. Primo Stato Italiano per quantità di Lire-oro conservata nei banchi Nazionali (443 milioni, su un totale 668 milioni messi insieme da tutti gli stati italiani, compreso il Regno delle Due Sicilie)
- 1860. La più alta quotazione di rendita dei Titoli di Stato
- 1860. Il minore carico Tributario Erariale in Europa
In una lettera aperta a Vittorio Feltri, in occasione di uno dei suoi svarioni insopportabili, facevo notare Sant’Anna dei Lombardi, simbolo di una emigrazione pre-unitaria di segno inverso, dei depositi aurei (il 70% di quelli della neonata Banca d’Italia erano quelli che ci hanno rubati), della nostra industria, unica in Italia e via di seguito, direi che i primati sopra possano aiutare.
Un ultimo accenno lo farei riguardo le scuole, i sabaudi le chiusero per nove anni a posteriori dell’unità, peraltro gestita da due massoni di massima levatura come Garibaldi e Mazzini per conto di… magari a pensar male si fa peccato ma… chi trasse maggiore giovamento dalla distruzione di uno Stato così prospero e avanzato (eccetto i poi ex morti di fame savoiardi)?
Eppure, ancora oggi, si cerca di distruggere quella capitale immensa che fu Napoli, se ne vuole distruggere la stessa memoria, non sia mai che ci rendessimo conto di cosa ci avete fatto!
Oggi festeggiamo l’Inter ― peccato che quasi tutti i miei amici meneghini siano milanisti ― un giorno magari festeggeremo davvero l’Italia unita.
Magari eviteremo di continuare a subire ― noi meridionali per la seconda volta, voi altri per la prima ― una Anschluss da parte di una Unione Europea dominata dal mercantilismo tedesco e dal colonialismo militarizzato di quegli spocchiosi gallici.
Visti i soliti commenti razzisti nei miei confronti, perché nei confronti di tutti “iNapoletani“, volevo cogliere l’occasione per rimarcare quello che non viene mai classificato razzismo dai Politically Correct Addicted solo perché non siamo negri ma caucasici, quello verso i napoletani bianchi.
Complimenti all’Inter!
P.S. lo so, “negri” è un termine “non politicamente corretto“, per quello amo usarlo perché a me mi fa cacàre il “politicamente corretto“.
Da Treccani: négro (letter. ant. nigro) agg. e s. m. (f. –a) [lat. nĭger -gra –grum; v. nero1]. – 1. agg. Forma ant. o letter. per nero: In Mongibello a la focina negra (Dante); Vedova, sconsolata, in vesta negra (Petrarca); Sotto due negri e sottilissimi archi Son duo negri occhi (Ariosto); anche nel sign. fig. di triste, tetro: sogni et penser’ negri Mi dànno assalto (Petrarca); s’asside Su l’alte prue la negra cura (Leopardi). Con uso di s. m., negro amaro, denominazione di un vitigno del Leccese che dà vini neri da pasto di qualità superiore. 2. agg. e s. m. In antropologia fisica, appartenente alle etnie (sudanese, nilotica, cafra, silvestre, batua, andamanese, aetide), viventi per lo più in Africa e in poche regioni dell’Asia, comprese nel ceppo negride (v. questa voce). Nel linguaggio com., in passato, con l’espressione razza n. si intendeva il complesso delle popolazioni del ceppo negride o, più ampiamente, del ramo negroide, mentre l’agg. negro veniva usato genericam. per qualificare tutto ciò che si riferiva a tali popolazioni o vi apparteneva: le tribù n.; arte, letteratura n.; un vescovo negro. È stato frequente anche l’uso sostantivato: un n., i n. (talvolta con l’iniziale maiuscola, i Negri); la discriminazione, l’affrancamento dei n.; un n. americano (o, anche, un negroamericano, v.). Con partic. riferimento alla tratta dei n. e alle condizioni di schiavitù cui furono sottoposti molti africani soprattutto in America e in Africa: mercante di negri; lavorare come un n., trattare qualcuno come un negro; quindi, con uso fig., fare il n., essere un n., di chi in un ufficio, in una azienda e sim., lavora molto e con scarsa soddisfazione per una retribuzione bassa o insufficiente; anche, di chi raccoglie documentazione o scrive testi (discorsi, relazioni, libri) per conto di un’altra persona che li firma con il proprio nome. Nell’uso attuale, negro (corrisp. all’angloamer. nigger) è avvertito o usato con valore spreg., sicché in ogni accezione riferibile alle popolazioni di colore e alle loro culture gli si preferisce (analogam. a quanto avvenuto in Paesi in cui la questione razziale era particolarmente viva) l’agg. e sost. nero (corrispondente all’ingl. black e al fr. noir). 3. s. m. Negli studî cinematografici e televisivi, sinon. di gobb04, nelle due accezioni (con allusione per l’una al colore nero, per l’altra alla funzione sussidiaria). ◆ Dim. (solo nel sign. 2, e per lo più come sost.) negrétto (f. -a).
Sulla pagina CONTATTI, la mia mail, i social, il canale Telegram
le informazioni per seguire la mia trasmissione L’OCCIDENTALE.
Per aiutare questo blog:
Il chirurgo ostetrico napoletano Gennaro Galbiati nel 1810 era riuscito a mettere a punto il primo procedimento industriale di produzione di vaccino estratto dalle mucche. […] Galbiati aveva continuato imperterrito, per ben quarant’anni, la sua produzione industriale di siero vaccinale. E dopo la sua morte il testimone era passato al suo migliore allievo, Giuseppe Negri, che aveva portato avanti l’attività, pur sempre confinata nel Regno di Napoli. Le cose erano cambiate solo il 15 settembre del 1864, quando l’idea del Galbiati aveva varcato i “confini” dell’Italia meridionale, venendo finalmente presentata al Convegno medico di Lione. Tra i medici partecipanti c’era anche il dottor Ernest Chambon (1836 – 1910), talmente ben impressionato dalla scoperta del Galbiati da inviar subito in quel di Napoli un suo allievo, Gustave Lanoix, incaricato di apprender dagli allievi del chirurgo partenopeo il segreto per la produzione in serie di vaccino animale. Lanoix aveva fatto ritorno da Napoli il 6 dicembre 1864, portandosi dietro le conoscenze acquisite e un vitello. Vaccinato quattro giorni prima.
Chambon […] aveva aperto subito il suo laboratorio industriale privato per la produzione di vaccino animale nella rue Ballu, a Parigi. Un’azienda che, nel giro di pochissimo, era diventata il fornitore ufficiale di vaccini di tutti i medici francesi e della stessa Sanità pubblica. E nel 1888, dopo aver spedito in rue Ballu i suoi principali collaboratori Emile Roux e Charles Chamberland a imparar dagli allievi di Chambon la tecnica appresa presso i laboratori napoletani del nostro Gennaro Galbiati, Louis #Pasteur si preparava ad applicare quei preziosi insegnamenti dando vita, il #4giugno 1887, al suddetto Institut Pasteur. Utilizzando per primo il termine “vaccino” nel senso con cui lo usiamo oggi e aggiudicandosi, cosi, ancora più meriti di quelli che già aveva.
________________
Da P. Ratto – “L’Industria della Vaccinazione”: https://bit.ly/3cgC5bD
Grazie del contributo Giuliano, quanto mai attuale.