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Gatekeeping, ByoBlu, il referendum

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Nelle guerre una delle cose più difficili è individuare i nemici.

Specialmente nelle guerre civili, come in tutte quelle che non sono condotte in campo aperto, figuriamoci in quelle non dichiarate! In questa, dove neanche un obbligo infame e generalizzato è qualificato come tale, ma nascosto sotto la repellente e vigliacca coltre del ricatto, è difficile anche affermare che sia una guerra, esiste ma è occulta.

Inutile discutere delle mille cose che attualmente ammorbano il nostro vivere, opprimendo e destabilizzando pure le nostre anime, ma oggi c’è una cosa sta funzionando benissimo come setaccio per separare la farina dalla crusca:

il referendum abrogativo sul Green Pass.

Innanzitutto, sia chiaro, è stato proposto da persone della massima levatura, cito fra gli altri l’illustre giurista Ugo Mattei, ed è stato rilanciato da persone quali il docente di filosofia morale Andrea Zhok, appoggiato anche da Claudio Messora (ByoBlu), col suo bifrontismo canonico ― opinione tutta mia per inciso ― che si è sempre professato paladino dell’informazione indipendente, scomoda, per il “vero potere“.

Quel pazzo geniale di Paolo Rossi Barnard disse di lui che era pericoloso per l’estabilishment quasi quanto una gazzosa, o qualcosa del genere, la mia memoria potrebbe mettermi in condizione di sbagliare bevanda.

Quelli erano i tempi in cui Claudio Messora denunciava, in maniera pacata e fin troppo educata, l’appartenenza del macellaio Monti alle élites globaliste, insomma, per moltissimi di noi annunciava solo l’ovvio.

Negli anni ho trovato sempre corretto quello che Messora affermava, sempre giusto, e sempre misurato.

Spesso l’ho difeso, ma questo non rileva, difenderei il diritto di parola di chiunque sempre e comunque, anche di chi detesto e con cui confliggo inesorabilmente.

Sono stato felice quando è riuscito a comprare un canale televisivo tanto quanto ero sollevato che a suo tempo si scagliò contro la paventata “net neutrality“, il “TTIP” e molto altro.

Oggi però ci troviamo di fronte a una proposta di azione democratica mentre siamo immersi fino al collo in un totalitarismo, una china in cui, la democrazia e il diritto, hanno tutto da perdere e niente da guadagnare.

Attualmente una larga maggioranza di cittadini, volenti o nolenti, si sono fatti dolorosamente inoculare le terga, il detto “mal comune mezzo gaudio“, l’approccio fideistico di tanti, la propaganda e l’annichilimento, la “reductio ad Hitlerum” dei divergenti, non lasciano scampo, il risultato non sarebbe mai a favore di noi divergenti.

Eppure, in tanti, giocano sul concetto che sia una dinamica democratica, che possa dare possibilità di riesumare lo stato di diritto, addirittura dare la parola, di nuovo e finalmente, al corpo elettorale, alla nazione.

A mio parere si tratta invece di una follia autodistruttiva, rappresenta lo strumento finale per farci lavorare, ancora una volta e in maniera esiziale, contro i nostri interessi, contro i nostri diritti, contro noi stessi.

Siamo in uno stato di emergenza abusivo, dichiarato forzatamente e al di fuori della liturgia democratica ― modalità assorbente con un senso profondo che, se trasgredita, rappresenta un vulnus per la democrazia stessa ― la cui proroga di inizio luglio è ancora più abusiva.

Pur mancando del tutto le motivazioni previste (calamità naturali e guerra), né avendo affrontato alcun passaggio parlamentare, salterei questi vizi più che determinanti e punterei l’attenzione a cose più banali: Lo stato di emergenza può essere dichiarato per un arco temporale massimo di un anno e prorogato per non oltre un altro anno, questo è il limite ultimo prima della dittatura.

Il primo stato d’emergenza fu dichiarato il 31 gennaio 2020 (ma lo sapemmo tutti appena un mese dopo), scadeva 6 mesi dopo, il 31 luglio, potevano proclamarlo per 12 mesi ― in caso di calamità naturali e guerra ― ma scelsero così. Questo fu prorogato per un altro anno, aggiungo che è prevista esclusivamente una singola proroga.

In ogni caso, lo stato d’emergenza è stato addirittura ulteriormente prorogato di altri 6 mesi! Parliamo di una seconda proroga… Motivo per il quale diverse denunce sono state portate al governo, a partire dai “Mille Avvocati per la Costituzione“.

Probabilmente stanno “trattando” con i codici, tipo come si fa al mercato del pesce, immagino la scena:

  • “non puoi, hai già fatto scadere l’unica proroga!”
  • “e dàiii… la prima volta neanche me lo so’ magnato tutto! (lo stato d’emergenza NdA) Prometto che è l’ultimo…

Insomma, fondamentalmente, senza fare nulla, ci dovremmo aspettare pochi altri mesi sommersi da questo letame dopodiché, o siamo palesemente in dittatura, e allora devono uscire allo scoperto ― e potrebbero ricevere addirittura degli applausi ― o cade tutto il castello di carte che ci ha “abboffato la guallera” fino ad oggi.

Assodato quanto detto, la motivazione di un referendum, per chi la pensa come me, diciamo per i fan dell’habeas corpus e dei diritti inalienabili dell’individuo, viene totalmente meno, sia per le tempistiche che, soprattutto, per il risultato auspicato.

A valutazioni opportunistiche e dinamiche, aggiungerei anche una motivazione pratica, rappresentata dalla tempistica. Nell’iter che un referendum ― peraltro neppure contro una legge ordinaria ― deve compiere, probabilmente saremmo ben oltre dicembre anche se si battessero tutti i record di velocità, ciò significa che non sarebbe efficace ad una accelerazione nel contrasto dell’oppressione.

A questo punto vale la pena vedere se e quali punti a sfavore di una tale azione ci possano essere, io ritengo che ce ne siano tanti, e neanche di poco conto, mi limiterò a trattare brevemente i principali che rilevo.

Direi che serve fare un ragionamento metodologico, ritengo che combattere un totalitarismo come questo a colpi di petizioni e, in questo caso, di referendum abrogativi, è pericoloso per il sistema quanto… una gazzosa appunto.

Basterebbe opporre all’autoritarismo illegittimo e violento le regole più alte dell’ordinamento, contestando fermamente quello che hanno fatto dal gennaio 2020. Dovrebbero tutti risponderne in un tribunale, ma entreremmo in una nuova problematica, quella relativa al funzionamento della “giustizia”, al suo rapporto col potere coercitivo dell’esecutivo e di chi ci sta dietro.

Chiaramente la mia posizione non è dettata da propositi eversivi ― che poi sono loro ad esserlo a parer mio ― ma da un profondo desiderio di obbedienza ai dettami fondamentali di civiltà contenuti nei codici massimi, Costituzione in primis, che impongono a tutti i cittadini di non obbedire a queste “normucole” che sono in contrasto con essi.

Sintetizzando quanto appena detto, sarei per una disobbedienza estesa e assoluta, generalizzata (ma conforme alla Costituzione), evidenziando in realtà che quelli che stanno amministrando tanto male lo Stato, le sue massime cariche e i rappresentanti del popolo, sono loro, a tutti gli effetti, disobbedienti all’ordinamento, addirittura eversivi.

E qui voglio lanciare un messaggio diretto a dipendenti e funzionari dello Stato:

Costituzione Art. 28

“I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti”

Il principale aspetto di rischio, riguardo questa discutibilissima operazione, è ancora più preoccupante.
Nel caso in cui un referendum come questo si risolvesse in un insuccesso equivarrebbe a far sancire dal corpo elettorale la validità del Green Pass, rendendone di fatto impossibile l’abrogazione anche a posteriori dello scadere dello stato d’emergenza.

“Se la proposta abrogativa è respinta dalla maggioranza dei voti validi, non può essere riproposta nei successivi cinque anni (cfr. art. 38 l. 352/1970)”

Potremmo trovarci di fronte a una protrarsi di queste regole assurde e liberticide ― oltre che illogiche dal punto di vista sanitario ― per un tempo ben più lungo della vigenza dell’illegittimo Stato di emergenza, al punto che mi sono persuaso che, tutto questo ambaradan, serve proprio a questo scopo.

Alcune conferme cominciano a fioccare, qui cito, fra gli altri, il borioso e inconsistente attorucolo Burioni e l’infimo gestore dei convogli bergamaschi Figliuolo.

Ora, è vero che ByoBlu rappresenta un totem per quelli che fanno informazione indipendente, e per me quindi, ma io sono uno affetto da una idiosincrasia patologica col potere, figuriamoci col contro-potere, sei indipendente fino a quando non mi indori la pillola… O la supposta in questo caso.

Messora ha preso ripetutamente posizioni ― per me e solo per me ― ambigue, preoccupanti.

Il gatekeeping1 è differente dalla propaganda, non tesse le lodi del potere, lo critica, lo combatte, ma solo apparentemente. Dice quasi sempre la verità ed è questa la sua forza, rappresenta la ruota di scorta del potere, il jolly da giocare al momento giusto, l’infiltrato che indebolisce il fronte.

Abbiamo avuto un imponente e recente esempio con i cinquestelle, giusto per citare un caso. Si trattava di un movimento nato in provetta, con grande dispiego di mezzi e che faceva leva sul malcontento e la dabbenaggine di votanti e militanti. Fu costruito proprio per puntellare un potere in crisi usando per farlo, e questo è il vero capolavoro dei gatekeeper, proprio le forze divergenti!

Il gatekeeper raramente dirà qualcosa che appare andare a favore del “nemico” anzi, ma quando lo fa è ascoltato dai divergenti, è “ragionevole”, insinua il dubbio e aiuta come un lubrificante quella “inoculazione” che in tanti aborriamo.

Questa è una dinamica che ad esempio ho vissuto dolorosamente da vicino con Alberto Bagnai, una persona estremamente in gamba e preparata ma da tempo cooptato o addirittura venduto, spero di sbagliarmi sulle posizioni di Messora e, quindi, di ByoBlu, ma per me oggi, chiunque sia a favore di questo referendum lavora per il nemico.

Se non serve a niente serve a qualcos’altro (cit.)

Anche quando Messora parla con l’ottimo Massimo Mazzucco sul referendum, la sua condotta mi genera dubbi. Mazzucco tiene delle posizioni di grande equilibrio, lui ribatte ma sempre senza contrapporsi, con grande saggezza, però insinua dubbi che, se hai un pensiero contrario a questo sistema come affermi, non avrebbero senso: mi sembra solo gatekeeping di altissimo livello.

Paradossalmente le storie di Messora, Bagnai e Barnard (qui la versione dell’ultimo) si incrociarono abbondantemente. Si tratta di una cosa che non è nota a tutti e, non fosse stato per il precario equilibrio, Barnard avrebbe dato delle piste a tutti, lui che oggi resta l’unico dei tre che, nonostante la follia e tutti i suoi immensi limiti, merita una fiducia piena.

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Per aiutare questo blog:

Illustrazioni Federica Macera

nota 1 gatekeeping: l’attività di cercare di controllare chi detiene particolari risorse, potere o opportunità.

(2) Commenti

  1. Francesco dice:

    “Sono per l’informazione indipendente finchè è quella che dico io”

  2. Già…

I commenti sono chiusi.