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Guerra non dichiarata

24/01/24

Viviamo tempi bui, nella speranza che Donald J. Trump torni nella stanza ovale a cercare di spegnere l’incendio che divampa, o almeno a darci più tempo per provarci a farlo noi.

Sono sempre convinto che si tratti de “La guerra dei pochi contro i molti“, e chi diventa POTUSPresident Of The United States ― non fa mai parte dei molti però, come sempre, esistono “regnanti” migliori di altri. Oggi “il peggiore“, Sleepy Joe Biden, non esita a portarci a un epilogo, esiziale per l’intero genere umano, pur di evitare le elezioni, o qualcosa del genere, perché la faccenda avrebbe davvero troppo da essere approfondita. In sostanza, tralasciando molte altre questioni, i “dem” vogliono evitare in ogni modo le elezioni presidenziali.

Donald J. Trump pensa che vogliano sfruttare il pretesto sanitario per aggredirci ancora

Vi ripropongo le diverse visioni di Donald Trump, sopra, e di Tucker Carlson, qui sotto. Già mi dissi (03/09/23) più convinto dell’ipotesi del secondo, nel senso che la ritengo di gran lunga più probabile, anche se non sarei capace di scegliere, fra le due, quale possa essere il male minore.

Tucker Carlson (Project Veritas) ha invece idee tutte differenti sulle modalità che la sinistra prog-dem USA userà per evitare la sconfitta certa nelle elezioni del 2024.

Siamo immersi da molto tempo in una guerra che solo formalmente riguarda la Russia e l’Ucraina, più correttamente bisognerebbe parlare di NATO contro Russia, di certo per quanto riguarda USA e UK. Negli ultimi tempi stiamo però osservando un allargamento mostruoso del conflitto, grazie anche ad Israele, e ad Hamas, che mi sembrano addirittura in combutta fra loro, ma questa è un’altra storia.

Da tempo temo che anche Taiwan esploda, cosa che reputo davvero il punto di non ritorno per una escalation definitiva, senza esclusione di colpi, nessun tipo di colpo. A capodanno, il presidente Xi Jinping alla tv di Stato nel discorso di fine anno dice:

Inevitabile la riunificazione
con Taiwan

Xi Jinping

Nel mentre va detto che anche in Corea c’è un Kim Jong Un che si è dotato degli strumenti legali per un attacco atomico preventivo e non manca mai di minacciare la Corea del sud, giusto per far capire Pechino, oltre che Pyongyang, come si sta posizionando.

E finalmente arriviamo ad oggi, dove siamo spettatori di due eventi assai preoccupanti.

Il primo è la cosiddetta esercitazione Steadfast Defender difensore risoluto ― della NATO. Per la Steadfast Defender sono stati mobilitati 90mila uomini, principalmente americani ma ben 20mila sono britannici, e i mezzi più sofisticati degli arsenali occidentali, compresi aerei, missili ecc.

Per giunta l’esercitazione è stata programmata in una zona fin troppo calda, ai confini russi con i paesi baltici, soprattutto nel corridoio di Suwałki, che consiste in circa 65 km a cavallo del tortuoso confine tra Lituania e Polonia.

Vi trasferirò brutalmente la mia opinione:

Non è un’esercitazione, è un posizionamento strategico,
con tutto ciò che ne consegue

Supporre che i russi siano tanto fessi da non capirlo è, appunto, da fessi. Supporre che l’opinione pubblica occidentale non lo capisca invece, è logico, una supposizione suffragata da sovrabbondante statistica.

Il secondo, preoccupante, evento a cui stiamo assistendo si sta svolgendo, nel silenzio generale, nel Mar Rosso bersagliato dagli Houthi yemeniti ― leggi Iran ― a loro volta colpiti da Stati Uniti e Gran Bretagna.

Lo Yemen ricompattato con gli Houthi è pronto alla guerra, fine dicembre 2023

Mi permetto di aggiungere una piccola ulteriore valutazione riguardo l’Iran, visto che il Pakistan lo sta casualmente attaccando, e il gigante indiano guarda e, per ora, parteggia soltanto per i nemici dei suoi nemici, aggiungendo instabilità al tutto.

Gli Houthi, consapevoli che l’occidente, specialmente l’Europa, una volta chiuse le tratte energetiche con il nord, ossia la Russia ― cito solo pro forma la farsa del NS2 ― e pure che la rotta da sud, da Suez, è l’unica che ci è rimasta per gli approvvigionamenti, stanno contrastando i traffici tutti che possono rifornire Israele.

Il motivo per cui agiscono in questo modo è che Israele sta commettendo il suo usuale genocidio a danno dei palestinesi. Il motivo per cui stanno colpendo però hanno già detto che può allargarsi a tutte le nazioni che appoggiano, direttamente o indirettamente, Israele, come noi per esempio.

Il coinvolgimento dell’Iran nell’armare gli Houthi è perfettamente noto, mentre è passato sottotraccia l’invio del loro cacciatorpediniere Alborz, nave della classe Alvand, peraltro costruito in Gran Bretagna, proprio in quella zona.

La coalizione ― si fa per dire ― che sta attaccando gli Houthi, è ufficialmente formata soltanto da USA e UK. Al tempo dei primi attacchi di rappresaglia ci si aspettava che almeno una se non due nazioni europee, affiancassero queste solite due guerrafondaie in prima linea, però niente di ufficiale è stato comunicato.

Nella realtà le cose sono molto più complicate, di sicuro unità di Italia e Francia incrociano le acque del Mar Rosso. Per quello che riguarda la nostra Marina Militare, si ha certezza che sono dispiegate la fregata Federico Martinengo, a nord dello stretto di Bab El-Mandeb, e la Virginio Fasan a sud, sempre dello stesso stretto. Entrambe sono fregate missilistiche della classe Bergamini, la seconda è specializzata nel combattimento antisommergibile. Non escluderei che altre unità possano essere già in zona o si stiano avvicinando.

La fregata missilistica, classe Bergamini, Virginio Fasan

Per come la vedo io, e come nel caso della Steadfast Defender che abbiamo visto prima, immagino che non si dichiari quello che sta effettivamente già accadendo.

Siamo in guerra
contro gli Houthi

Siamo in guerra contro la Russia, siamo in guerra contro l’Iran e tutto il mondo arabo ― pesantemente presente in ogni città occidentale ― forse a breve saremo in guerra anche con la Cina.

Cosa potrebbe mai
andare storto?


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Illustrazioni Federica Macera