28/04/24
Quello che è successo a Venezia ― una beffa come solo il diavolo è solito fare, pazzesca ancor di più durante la cosiddetta “festa della liberazione” ― è il primo esiziale passo verso la restrizione di ogni residua libertà.
Ci hanno ripetuto ossessivamente che il mondo, dopo la farsesca pandemia, non sarebbe stato più lo stesso. Sono convinto che non abbiano mai voluto addebitare la cosa a cambiamenti esogeni, se non nella narrazione offerta al pubblico/gregge, si trattava di un percorso perfettamente architettato, un percorso cadenzato con progressive restrizioni a nostro danno.
Abbiamo avuto una violenta e quanto mai oppressiva anticipazione di quanto vogliano controllarci con il green pass. Questo ha fornito loro un collaudato meccanismo per condurci, molto gradualmente, a un sistema di crediti sociali che oggi comincia a palesarsi proprio nella laguna più famosa del mondo.
Il parossismo normativo, assolutamente anarchico, e quindi in totale e irriducibile contraddizione con il principio rigidissimo della gerarchia delle fonti, sconvolge ogni regola, come già ignobilmente fatto tramite i DPCM nel periodo già citato, che sarebbe corretto definire, come spesso mi capita di leggere, “era del rincoglionitico“.
Faccio umilmente notare come la nostra Costituzione stabilisca una “riserva di legge“, peraltro nei soli due campi di sanità e sicurezza, riguardo le limitazioni della libertà di movimento dei cittadini italiani. Questo mette fuori gioco qualsiasi norma di rango inferiore ― figuriamoci una infima ordinanza comunale emanata da un sindaco!
Tecnicamente, se un vigile urbano volesse controllare il Qr code che avrei dovuto procurarmi pagando i cinque eurini per entrare nel territorio lagunare, dovrei denunciarlo seduta stante alle forze dell’ordine sulla base della violazione del 16° articolo della nostra Carta Costituzionale. Poi starebbe a lui spiegare perché dà seguito agli ordini illegittimi dei suoi superiori anziché segnalare l’illecito alla magistratura, come sarebbe obbligato a fare.
Questo parossismo normativo ci proietta nell’incubo pavloviano1 in cui abbiamo sempre e solo le tre maledette opzioni, e tutte e tre ci portano alla pazzia. L’eterno meccanismo elitista di governarci con Tesi-Antitesi-Sintesi è servito ancora una volta.
Quello che succederà, magari non subito visto che i cambiamenti avvengono su tempi lunghi anche generazioni ― ricordo il primo break point moderno nell’11 settembre 2001 ― è che ci stanno pilotando con diverse modalità a un sistema di crediti sociali e di smart cities. Gli esperti di marketing della dittatura globale hanno infiocchettato la cosa, negli ultimi anni, facendo il lifting alla definizione “smart cities“, oggi si chiamano “città 15 minuti“, e il caro vecchio WEF (World Economic Forum) di Klaus Schwab ne rappresenta il primo e il massimo sponsor.
In definitiva ci troviamo ad assistere alla realizzazione nient’altro che di gulag tecnologici, spesso se non sempre dettati da moventi trascendenti:
“Lo gnosticismo, mi dice, affonda le sue origini nel misticismo ebraico, che è legato ai numeri e alla Qabbalah, a sua volta fondamento della tecnica e della scienza. Questa filosofia è legata anche al sabbatianesimo (Sabbatai Zevi, Smirne, 1626 – Dulcigno, 1676 mistico, cabalista, asceta e agitatore politico-religioso, ebreo ottomano), e al frankismo, da Jacob Frank, nato tra le comunità askhenazite ― popolo di lingua e cultura yiddish, stanziati nel medioevo nella valle del Reno ― della Polonia del XVIII secolo, una ascesi contro-tradizionale e demoniaca che provocò molte reazioni anche all’interno del mondo ebraico.”
da Nuovo Disordine Sociale pseudo-intervista con Patrizia Arcana
Oggi il Boa Constrictor ha stretto la sua prima spira, aspetterà paziente e, a ogni nostro ciclo di respiro, progredirà a piccolissimi passi verso il suo scopo, l’ineluttabile asfissia di ogni nostro diritto.
accettare che un sindaco sovrascriva la Costituzione è da bestie insipienti
In effetti dimostriamo, ancora una volta, che non meritiamo alcun diritto, proprio come durante la farsa di pochissimi anni fa, ci lasciamo abusare senza battere ciglio dai criminali che hanno il potere di farlo.
è solo un rapporto di forza, non c’è più diritto da difendere
Io continuo a non reputarmi tale, non mi reputo una bestia insipiente, continuo ad adirarmi quando i miei diritti vengono calpestati e offesi, ignorati e distrutti, per di più nell’abuso più assoluto di chi si definisce in maniera intollerabile e falsa “democratico“.
non siete democratici, siete solo dei fascisti ipocriti che si definiscono abusivamente tali
Note
1 – L’esperimento che Pavlov fece sui cani era detto del “cerchio-ellisse“. Si poneva il cane di fronte a una immagine, con due bottoni su cui poter premere: se l’immagine era una circonferenza il cane doveva premere il bottone A, se era un’ellisse doveva premere quello B; se sbagliava bottone o non ne premeva nessuno entro un determinato lasso di tempo, seguiva una scossa elettrica. Tramite il riflesso condizionato il cane apprendeva ad associare l’immagine al corrispettivo bottone, con annessa assenza di dolore. Dopo che l’animale aveva imparato bene le risposte, si induceva un elemento di confusione, ottenuta avvicinando i fuochi delle ellissi finché il cane progressivamente non riusciva a distinguerle da una circonferenza. Il cane entrava quindi nella confusione cercata, e tentava di capire come rispondere. Di fronte all’incertezza sistematica si rilevò immancabilmente uno di questi tre tipi di strategia di azione:
I il cane si rifiutava di rispondere, soffrendo le scosse a fronte dell’indifferenza delle sue reazioni ad evitarle;
II il cane si sforzava di rispondere correttamente, cercando parossisticamente di affinare o rielaborare associazioni che gli permettessero di evitarle;
II il cane rispondeva a casaccio, indifferente all’associazione che gli suscitava lo stimolo visivo.
Pavlov così descrive il cambiamento improvviso di comportamento di un cane dopo tre settimane di inutili tentativi: «Mentre prima era sempre stato tranquillo, il cane cominciò a guaire insistentemente e prese ad agitarsi, si strappò con i denti il dispositivo per la stimolazione meccanica della pelle, cercò anche di mordere attraverso i tubi che collegavano il locale in cui si trovava con quello dell’osservatore; un comportamento che non si era mai notato in precedenza. Quando lo si conduceva nel locale degli esperimenti, il cane ora abbaiava, violentemente; e anche questo in contrasto con quanto era solito fare prima. In breve, l’animale presentava chiari sintomi d’uno stato di neurosi acuta.»