26/03/22
Pur non essendo un vero “anarchico” resto da sempre affascinato da questa dottrina che userò in modo strumentale per introdurre un discorso ampio, incentrato sull’assunto “la libertà è una forma di disciplina“.
“Se posso permettermi il lusso del termine, da un punto di vista ideologico sono sicuramente anarchico. Sono uno che pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio”
Fabrizio De André
Divergere dalla massa rappresenta una sana ambizione, una realizzazione dell’individuo che vuole affermare tanto la sua personalità quanto i suoi diritti, senza negare i corrispettivi doveri.
Questa “divergenza“, si può realizzare solo tramite un faticoso processo di sedimentazione e consapevolezza delle proprie istanze. Ne consegue che i primi feroci critici alle nostre idee dobbiamo essere noi stessi, abbiamo l’obbligo di obiettare con salda determinazione alle nostre convinzioni, dobbiamo verificarle o demolirle, e dobbiamo farlo noi per primi.
Ci spetta l’onere di provare quanto affermiamo, è l’onere di chi diverge dall’opinione generale che, di converso, data la sua portata maggioritaria, si dà per scontata e pacifica fintanto che non si sia capaci di scardinarne l’impianto logico ― o illogico ― e le evidenze che si portano a suo supporto.
Chi diverge deve acquisire una preparazione sufficiente per formarsi idee autonome e indipendenti, deve possedere informazioni più compiute di chi converge.
La convinzione della vulgata non corrisponde al suo inverso, chi pensa differente ha bisogno di dimostrare di ragionare in modo limpido, di aver incamerato sufficienti informazioni, che queste siano corrette, di aver elaborato quanto dispone in conoscenza con coscienza, di essere quindi preparato a sostenere una tesi che non può mai accontentarsi solo dell’istinto o di vaghe deduzioni, una convinzione che regga senza patimenti all’urto di quelli che vengono ignominiosamente definiti ― con un orrendo anglicismo ― “fact-checker” (indipendenti!) e alle procicliche masse belanti.
Un’onesta divergenza è spesso segno della salute del progresso
Gandhi
Attenzione però, il fatto che io sostenga la necessità di consapevolezza e corretta informazione resta un atteggiamento antitetico allo “scientismo“, quella pericolosissima deriva tecnocratica grazie alla quale si è giunti ad esautorare la democrazia.
Oggi se non sei un “medico virologo con PhD presso l’Università di Stanford con un centinaio di peer review” non puoi affermare che l’acqua è bagnata, o che un vaccino genico sperimentale che dovrebbe (ma non lo fa) difenderti da un virus meno mortale dell’influenza stagionale non serve a niente né, soprattutto, affermare che imporlo surrettiziamente, e con tale violenza, rappresenta una follia nazista, proprio come non ritengo necessiti essere un fisico nucleare per esprimersi riguardo l’opportunità di usare l’energia atomica per uso civile ecc.
Tornerò dopo sul tema.
Resto un fondamentalista democratico e difenderò fino alla morte ― mia o del mio nemico ― il principio che nessuno ha il potere di dare una “patente” a nessuno per lasciargli esercitare il suo diritto di scelta e di voto.
È un diritto, non una concessione, nonostante abbiano infilato nella testa delle masse proprio questo malsano concetto, voglio ribadire la cosa in maniera cristallina:
La cittadinanza non ha punteggio,
MB
la sudditanza sì
Suggerisco ai divergenti di informarsi al meglio possibile per non danneggiare le loro stesse istanze. Un suggerimento che ha più valore quanta più “audience” si ha, la responsabilità cresce proporzionalmente.
La smania di parlarne ci prese al telefono ― ne discutevamo io e Angelo Di Lorenzo presidente di ALI – Avvocati Liberi ― confrontandoci con le mille “verità“, a nostro parere errate, propalate da sedicenti “autorevoli divergenti” che ci davano sui nervi.
Fra le varie attività in contrasto a questa deriva liberticida che ALI ha portato avanti, nella sua attivissima resistenza civile, ricordo l’Appello agli Avvocati italiani, ai COA e al CNF, la diffida al consiglio nazionale forense, la diffida a Mattarella del 17 marzo scorso ― per la quale posso fregiarmi di comparire tra i firmatari ― diverse diffide riguardanti discriminazioni e trattamento di dati sensibili, l’uso di mascherine a scuola, lettere a sindacati, enti, garanti, International Commissioner of Human Rights (CIDHU), la richiesta all’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza delle dimissioni del garante stesso, alla Juez de la Corte Penal Internacional de La Haya (Tribunale dell’Aja) e la diffida alla Regione Campania sotto il regime del mio beneamato cuozzo Vicienzo De luca da Ruvo del Monte per l’obbligo di SGP sui mezzi (ex)pubblici.
Adesso la smetto, faremmo notte, ma un’ultima cosa devo rimarcarla, ricordo la rettifica della traduzione dalla lingua inglese alla nostra del considerata 36 del Regolamento Europeo 953/2021.
Per lungo tempo è stato uno dei miei strumenti di polemica con i vari kapò che ho incrociato.
Bisogna essere dotati di una magnanimità di cui sono sprovvisto per ipotizzare una semplice colpa riguardo un tale, sesquipedale, mastodontico “errore” di traduzione, nella sola lingua italiana peraltro.
Ne cominciammo a parlare, era il tempo in cui l’art.403cc veniva novellato in maniera antiumana, era poco prima che pubblicasse un suo articolo su questo e che io sentissi, tramite lui, il prof. Paolo Sceusa per questa intervista che mi concesse a caldo sull’argomento.
Cominciammo a ragionare sul dramma dell’impreparazione e del pressapochismo che possiamo concedere ― purtroppo ― solo “agli altri“, ai convergenti, e mai a noi, divergenti consapevoli, che dobbiamo, per dare valore alle nostre convinzioni, essere granitici, non abbiamo alternative né mai potremo averne.
La facoltà di delegare il pensiero a persone più “competenti“, che entro certi limiti ha ragione e necessità d’essere, oggi riveste un aspetto patologico ed esiziale del diritto di cittadinanza, della democrazia stessa, ormai agonizzante sotto i colpi dell’oclocrazia perpetrata da governi totalmente scollati da ogni indirizzo del corpo elettorale, immersi da lunghi e oscuri decenni in una società ipocrita e dispotica.
Come detto prima viviamo una “tecnocrazia” in cui una classe sacerdotale autoritaria, che tratta i cittadini come pecore, come sudditi, dall’alto della loro sedicente saggezza “scientifica“, ha instaurato uno “Stato Terapeutico” autoritario ― una dinamica che continua analogamente per qualsiasi emergenza, che sia bellica, energetica o climatica non rileva.
La dinamica tecnocratica va riconosciuta nell’attualità, i “politici” usano “la scienza” ― e i suoi “sacerdoti” ― per giustificare decisioni improbabili quanto irragionevoli, oltre che spesso largamente illegittime se non illegali.
Peraltro l’investitura accademica di questi “sacerdoti” è assai relativa, vediamo costantemente scienziati veri denigrati dal potere mentre grotteschi “scienziatucoli” ― spesso a libro paga di rilevantissime aziende farmaceutiche ― possono affermare cose al di fuori di ogni legalità, giustizia, decenza, umanità, scienza e, addirittura, logica elementare.
Ma, se i convergenti possono affermare di forza qualsiasi cosa tanto vera che falsa, noi divergenti, privi di questa, possiamo solo lottare per dimostrare la verità, facendo grande fatica e, troppo spesso, soccombendo.
Inoltre, la gestione di formazione e codifica del dissenso vede spesso applicato il metodo del “divide et impera” per gestirlo in favore del potere: il “gatekeeping“.
Angelo non è un idealista, meglio ancora, non lo è nell’accezione negativa, essendo privo di ogni sovrastruttura ideologica. Si tratta di un uomo assai capace e preparato, un avvocato che ha sempre vissuto la sua vita da uomo libero. Allora perché è diventato un paladino della libertà attraverso lo strumento a lui più congeniale, il diritto?
Perché gli hanno impedito di giocare a calcetto
Ognuno di noi ha un punto di rottura, il suo, quello che gli ha sbattuto in faccia l’assurdità di quanto stava accadendo, è stato questa iniqua e inutile privazione. Questo ha dato il via ad analisi sempre più approfondite su questo mondo distopico che dei tecnocrati autoritari stavano attrezzando per noi.
Dovette scriverne in un libro “La sovranità del diritto tiranno” e si attivò con enorme impegno rappresentando, fra gli altri, il Codacons operando tramite associazioni, oggi presiede appunto la ALI – Avvocati Liberi.
In ogni caso, una riflessione sui vari capopopolo, spesso chiassosi, che sgomitano per avere visibilità, per sentirsi qualcuno o, peggio ancora, per trovare un padrone generoso, o addirittura per gestire il dissenso e proteggere subdolamente lo status quo, va fatta.
I movimenti di protesta sono sempre stati infiltrati, più è autorevole e preparato chi lo fa e meglio funziona. Alle volte, molto semplicemente, può trattarsi di errori che però, proporzionati alla levatura di chi li commette, diventano sempre più complicati da giustificare.
Mentre parlavamo ci saltarono al naso i commenti di alcuni “pezzi grossi” sedicenti divergenti, determinandoci ad affrontare la questione di petto, è il momento, dopo averla rimandata per troppo tempo, ma parleremo del peccato, non dei peccatori.
Tempo fa rilevai alcuni errori ― macroscopici dal punto di vista strategico ― addirittura in ByoBlu e in Generazioni Future di Ugo Mattei, ne parlai QUI e QUI, ma vale sempre e per chiunque, me per primo.
Dobbiamo continuamente lavorare per scremare depistaggi, errori e azioni di gatekeeping, premeditati o colposi che siano non importa, ci danneggiano sempre tutti.
Ne parleremo, finalmente e dopo una lunga attesa fatta di telefonate, scambi di idee e documenti, dopodomani, in diretta, nella trasmissione che conduco settimanalmente, tutti i lunedì, alle 22:15 su Dtv (Dissidente TV):
L’OCCIDENTALE
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No, non ora, non qui in questa pingue immane frana
No, non ora, non qui in questa pingue immane frana
No, non ora, non qui no, non ora, non qui
No, non ora, non qui no, non ora, non qui
Se l’obbedienza è dignità, fortezza
La libertà una forma di disciplina
Assomiglia all’ingenuità la saggezza
Ma non ora, non qui no, non ora, non qui
Ma non ora, non qui no, non ora, non qui
Io in attesa a piedi scalzi e ricoperto il capo
Canterò il vespro la sera
Io in attesa a piedi scalzi e ricoperto il capo
Canterò il vespro la sera
Ecco che muove, sgretola, dilaga
Ecco che muove, sgretola, dilaga
Uno si dichiara indipendente e se ne va
Uno si raccoglie nella propria intimità
L’ultimo proclama una totale estraneità
Tu con lo sguardo eretto all’avvenire
Fisso al sole nascente ed adirato all’imbrunire
Tu non cantavi mai la sera, non cantavi mai
Tu non cantavi mai la sera, non cantavi mai
Ooh, ooh, ooh, ooh
Ooh, ooh, ooh, ooh
No, non ora, non qui in questa pingue immane frana
No, non ora, non qui no, non ora, non qui
No, non ora, non qui no, non ora, non qui
Se l’obbedienza è dignità, fortezza
La libertà una forma di disciplina
Assomiglia all’ingenuità la saggezza
Ma non ora, non qui no, non ora, non qui
Ma non ora, non qui no, non ora, non qui
Tu non cantavi mai la sera, non cantavi mai
Tu non cantavi mai la sera, non cantavi mai
Depressione Caspica
Francesco Magnelli, Gianni Maroccolo, Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni
CCCP ― Enjoy CCCP uscito nel 1993 per Virgin Music
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