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VICTOR HASSELBLAD

Breve riassunto della vita e delle esperienze
di un uomo che ha cambiato la fotografia.

04/03/23

Prima di raccontare i fatti ho l’obbligo intimo di trasferire brevemente la mia personale esperienza e sensazioni con le 500/CM.

Quando pronuncio nei miei pensieri il nome stesso di Victor Hasselblad, nella parte finale, quel “blad”, somiglia inevitabilmente al rumore pieno e rotondo dell’otturatore secondario, quello orizzontale situato giusto prima del magazzino della pellicola, che si chiude.

Sembra la trappola dei ghostbusters che però stavolta cattura la luce che racchiude le immagini, i pensieri, le persone e le cose che abbiamo focalizzato e inscritto sul vetro smerigiato che, gobbi, abbiamo visto a fatica da sopra, in quel pozzetto dell’immaginazione che ci faceva accedere a sprazzi di creatività.

La storia di Victor Hasselblad inizia nella lontana Svezia, quel luogo che per noi italiani porta alla mente immagini di neve e di ghiaccio.

La storia della famiglia Hasselblad inizia con certezza nel lontano 17.mo secolo quando, leggenda vuole che il capostipite della famiglia, volendo sposare una giovane di una famiglia più agiata, dovette inventarsi un cognome più adatto, più adeguato per gli standard dell’aristocrazia dell’epoca. I suoi occhi caddero su una foglia (Blad) staccatasi da un’albero di noce (Hassel) . Il patronimico era nato! Franz Victor Hasselblad nacque l’8 marzo 1906, quando suo padre subentrò al nonno nella già avviata attività di famiglia.
Fin da giovane, Victor amava compiere lunghe escursioni col fratello che fecero nascere in lui l’interesse per l’ornitologia e di conseguenza, per la fotografia. L’interesse era tale che la sera trascorreva ore ed ore ad osservare i volatili, a prendere note ed a fare disegni che poi costituiranno la base per il suo libro ‘’FLYTTFAGELSTRAK‘ (Le rotte degli uccelli migratori).

Victor viaggiò molto, Francia, Germania ed a New York, dove ebbe modo, visti i rapporti commerciali con l’Azienda di famiglia, di recarsi più volte presso la sede della Kodak (la famiglia Hasselblad distribuiva i prodotti della Kodak in Svezia).
Imparò il tedesco, il francese e l’inglese e dal 1923 al 1925 lavorò all’estero nelle produzioni di apparecchiature fotografiche e in fotolaboratori.
Tornato a casa, prese a lavorare nel reparto fotografico della società paterna.

Victor Hasselblad

Nel 1933 a Stoccolma, nonostante la sua timidezza, incontrò l’amore della sua vita: Erna Nathhorst e dopo appena tre incontri, le chiese la mano sposandola il 19 Giugno 1934 all’età di 28 anni lui e di 19 lei.

Nel frattempo nuvole nere e venti di guerra si addensavano in Europa: le intenzioni del Terzo Reich erano ormai evidenti e gli eserciti di tutta l’Europa, compreso quello Svedese, si mobilitavano.

Nello stesso periodo Victor, si mette in proprio e fonda la ‘’Victor Foto‘, un negozio di articoli fotografici con annesso laboratorio.
In questi anni difficili, nonostante la situazione economica non certo florida, furono utili le straordinarie capacità imprenditoriali di Victor e l’aiuto energico della moglie Erna.

E’ il 1939, scoppia la II° guerra mondiale e la Svezia si dichiara neutrale ma si trova schiacciata tra l’invasione Russa della Finlandia e l’Invasione Tedesca della Norvegia.
Navi ed aerei da ricognizione tedeschi costeggiano la Svezia e l’esercito svedese è mobilitato.
Proprio in questa situazione, un aereo tedesco viene abbattuto ed a bordo viene ritrovata una macchina fotografica utilizzata per la ricognizione.
L’alto comando della Reale Aviazione da Guerra Svedese decide di munire anche gli aerei svedesi di apparecchiature fotografiche e l’incarico viene affidato a Victor Hasselblad.
Quando viene mostrato a Victor l’apparecchio tedesco, il giovane imprenditore risponde con solida certezza: “E’ il 1939, scoppia la II° guerra mondiale e la Svezia si dichiara neutrale ma si trova schiacciata tra l’invasione Russa della Finlandia e l’Invasione Tedesca della Norvegia.
Navi ed aerei da ricognizione tedeschi costeggiano la Svezia e l’esercito svedese è mobilitato.
Proprio in questa situazione, un aereo tedesco viene abbattuto ed a bordo viene ritrovata una macchina fotografica utilizzata per la ricognizione.
L’alto comando della Reale Aviazione da Guerra Svedese decide di munire anche gli aerei svedesi di apparecchiature fotografiche e l’incarico viene affidato a Victor Hasselblad.
Quando viene mostrato a Victor l’apparecchio tedesco, il giovane imprenditore risponde con solida certezza: “non costruirò un apparecchio fotografico come questo… ne costruirò uno migliore!.”

Così Victor e suo fratello Ake lavorano in una piccola officina, raccattando i materiali da una vicina discarica per un anno e nel 1941 si trasferirono in un autentica officina passando da due lavoratori iniziali a ben venti nel giro di pochissimo.

HK7

Quello stesso anno arrivò l’HK7, la fotocamera manuale per la ripresa aerea e tra il 1940 e il 1943 ne furono costruiti 240 esemplari.
Sempre in quegli anni fu prodotta anche la SKA4, una fotocamera militare da ricognizione più grande, con istallazione fissa direttamente sugli aerei.

La produzione di fotocamere militari continuò fino al 1943, quando Victor, avendo ormai capito che il Terzo Reich aveva le ore contate e spinto dai suoi ideali pacifisti, declinò l’offerta dell’aeronautica svedese per la fornitura di altri modelli ed apparecchiature da ricognizione.

Dopo il rifiuto e raggiunto ormai un organico di 45 operai altamente specializzati, Victor, per non far andare in bancarotta la società, diversificò la produzione costruendo meccanismi per orologi.

Ma il suo sogno era sempre quello di costruire una macchina fotografica rivoluzionaria, e forse i tempi iniziavano ad essere finalmente maturi.

Non appena la guerra finì, Victor iniziò ad attuare il piano per la tanto desiderata fotocamera.

Varcò subito il mare e andò negli USA per incontrare i dirigenti della Kodak, per ottenere la fornitura di obiettivi di diversa lunghezza focale. La Kodak accettò e Victor decise che la presentazione della sua nuova macchina fotografica sarebbe avvenuta lì, negli U.S.A.
Nel 1946 finalmente iniziò il lavoro per la costruzione della 1600F e con la fine del conflitto mondiale e la conseguente riapertura delle frontiere, si potè tornare a disporre dei capitali necessari e ormai nella fabbrica di Victor avevano fatto il loro ingresso torrette saldatrici, chiodatrici ecc ecc.

Hasselblad 1600F

Da lì a qualche anno, Victor sostituì gli obiettivi della Kodak (piuttosto costosi) con quelli della Zeiss, azienda tedesca miracolosamente sopravvissuta alla guerra e fuggita nella parte Occidentale del blocco.

Nel ‘48 l’attività per la produzione della macchina fotografica raggiunse punte febbrili e gli operai lavoravano 24 ore su 24, quì si evidenziarono le capacità da leader di Victor, il quale motivò gli operai a tal punto che gli stessi operai ricorderanno orgogliosamente la febbrile attività di quegli anni.

Fu più la curiosità che un’autentica aspettativa di qualcosa, che il 6 Ottobre 1948 fece affluire nell’Athletic Club di New York giornalisti e fotografi internazionali: uno sconosciuto signore svedese avrebbe presentato una nuova macchina fotografica, niente di particolarmente interessante insomma, ma quella che si presentò a loro fu invece più che interessante.

Per la prima volta fu mostrata infatti al mondo la “Hasselblad 1600F”, una fotocamera che avrebbe fatto la storia e che si meritò un entusiasmo tale da far annoverare il suo costruttore, Victor Hasselblad, fra i fotopionieri dell’era moderna.

NO MAN’S SKY

Siamo nel 1957 ed i Sovietici lanciano lo Sputnik nello spazio, ha inizio la corsa allo spazio, si susseguono negli anni decine di lanci, il primo uomo nello spazio e le prime passeggiate spaziali. Fu proprio durante una missione della NASA, che l’astronauta Walter M. Schirra, appassionato di fotografia, propose ed ottenne la possibilità di portare con sé, nello spazio, una Hasselblad 500/C modificata per l’occasione.

Hasselblad 500/C

Al ritorno i risultati furono sorprendenti: le foto erano nitide e ben incise, le migliori mai riportate dallo spazio e fu così che inizio una nuova era per la Hasselblad.

Per i successivi dieci lanci furono usate sempre Hasselblad 500/C, leggermente modificate, le riviste più importanti del mondo pubblicavano in prima pagina le foto della Terra da 100 miglia di altezza.

Forse il momento di massima fama delle missioni spaziali Hasselblad avvenne dopo un evento… ‘’imbarazzante’.

Era la missione Gemini 10, e l’astronauta Micheal Collins, impegnato in una passeggiata spaziale, stava scattando alcune foto con la Hasselblad SWC quando gridò :‘’Maledizione! Ho lasciato cadere la mia Hasselblad’, l’evento ebbe grande risalto nel mondo e i giornali svedesi commentarono così: ‘’ quando gridò :‘’Maledizione! Ho lasciato cadere la mia Hasselblad’, l’evento ebbe grande risalto nel mondo e i giornali svedesi commentarono così: ‘’La fotocamera Hasselblad è il primo satellite nello spazio”.

Victor ironicamente si giustificò dicendo: il tipo di ancoraggio della fotocamera non era di nostra produzione.
Fino a questo momento la NASA aveva usato solo due fotocamere: la 500/C appena modificata e la Hasselblad SWC, fotocamere progettate per un utilizzo a terra e che venivano modificate giusto il necessario per le missioni spaziali.

Hasselblad SWC (Biogon 38mm f/4,5)

Troppo poco per quello che la NASA aveva intenzione di fare, ovvero dare il via al progetto Apollo e per questo venne commissionata alla Hasselblad una fotocamera ‘’spaziale’ ovvero progettata e creata appositamente per le avverse condizioni dello spazio (e sulla Luna…).
Il modello in questione entrò in servizio solo con la partenza dell’Apollo 8, si chiamava HASSELBLAD 500/EL-70, e come da aspettative, le foto furono eccezionali.

Arrivò quindi il momento dell’Apollo 11 e anche della prima passeggiata dell’uomo sulla Luna. La Hasselblad era presente con una 500/EL-70 HDC, versione leggermente modificata, con un reticolo a croce per consentire di comprendere le dimensioni reali degli oggetti fotografati.
Sebbene si dovettero aspettare alcuni mesi prima di dover vedere le foto, la Hasselblad, nonostante fosse l’unico apparecchio fotografico a bordo, non riportò alcun danno e Victor portò personalmente in Svezia, i primi duplicati delle foto scattate.
I risultati erano sensazionali! Le foto della Luna erano praticamente sulle prime pagine di tutti i giornali, anzi no…. le foto della Hasselblad erano sulle prime pagine di tutti i giornali!

Per chi avesse in programma spedizioni di famiglia sulla Luna, comunichiamo che attualmente sul nostro satellite sono rimaste ben 12 Hasselblad sparse in giro su tutto il Satellite. I luoghi dove trovarle sono: Mare Tranquillitatis, Oceanus Procellarum, presso il Massiccio di Fra Mauro, da qualche parte vicino alla Cresta di Hadley negli Appennini e presso il punto di allunaggio Descartes.

La Hasselblad continuò ad essere presente per tutto il progetto missioni ‘’Skylab‘ e immortalò il rendez-vous spaziale tra gli astronauti Americani e Russi nel 1975.
Negli anni ‘80 , nell’era Space Shuttle, la Hasselblad era ancora presente.

Hasselbla 503/CW e SWC/M

Riassunto di Velotto e Romano dal libro HASSELBLAD, Edito da Gullers International AB, edizione italiana Giorgio V. Franco, pubblicato il 4 marzo 2019 su FRAMEITALIA.

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Illustrazioni Federica Macera