I conflitti vanno preparati
29/06/25
È sempre sorprendente constatare, e succede ineluttabilmente in qualsiasi occasione, quanto il popolo sia cojone ― per dirla con Trilussa ― tanto da non avvedersi mai di quanto accade in maniera così manifesta. Un fenomeno che somiglia alla dinamica psicologica del truffato che necessita di più tempo di chiunque altro per accettare la banale verità di essere stato fregato. La situazione pare proprio questa perché, la guerra, si sta preparando da lungo tempo, e ora siamo spettatori, come sempre passivi, di una cospicua programmazione di spesa, largamente espansiva, per affrontare rilevanti investimenti e dotarci del necessario per…
mandare a morire i nostri figli
Gli eserciti sono macchine grandi e molto complesse da approntare, macchine che hanno una grande inerzia per partire ― e pure per fermarsi ― e proprio nel nostro presente tutti stanno alacremente organizzandosi per questo, per far partire questo schiacciasassi che si prepara già da svariati anni, soltanto che adesso gli sforzi si stanno intensificando con una frenesia parossistica, oserei dire sgraziata.
Questo volano che incamera energia prenderà progressivamente vigore al punto che mandarlo avanti costerà molta meno fatica che fermarlo. Costerà carne e sangue, ma queste, oltre ad essere poco rilevanti nella colonna dei costi, sono anche il reale fine della guerra.
Questi a seguire sono giusto due passaggi della Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale il 25 settembre 2015 [senza riferimento a una Commissione Principale (A/70/L.I)] 70/1. Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Pianeta
Siamo determinati a proteggere il pianeta dalla degradazione, attraverso un consumo
ed una produzione consapevoli, gestendo le sue risorse naturali in maniera sostenibile e
adottando misure urgenti riguardo il cambiamento climatico, in modo che esso possa
soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future.
Prosperità
Siamo determinati ad assicurare che tutti gli esseri umani possano godere di vite
prosperose e soddisfacenti e che il progresso economico, sociale e tecnologico avvenga in
armonia con la natura.
Siamo insostenibili: la depopolazione è uno degli obiettivi più impegnativi e sentiti del sottotesto di questa agenda.

Quindi, cosa meglio di una bella guerra di logoramento per ridurre la popolazione (in particolare occidentale)?
Inutile dire che una guerra, oggi più che in passato, non si può vincere. Questa è un’affermazione che ritengo impossibile da modulare, un assioma indiscutibile, perché tutte le strategie possibili cozzano immancabilmente col fatto che i soccombenti potrebbero sempre provocare un’apocalisse globale nucleare1, o anche locale, per così dire. Ma non è certo questo lo scopo di una guerra. Ritengo che la spiegazione sia stata già fornita da chi, molto meglio di me ― e per motivi che non è il caso di discutere qui e ora ― è riuscito a codificarla. L’affermazione iniziale, l’assioma sopra, è in linea con il pensiero di George Orwell (Eric Arthur Blair):
“Non si tratta di stabilire se la guerra sia legittima o se, invece, non lo sia. La vittoria non è possibile. La guerra non è fatta per essere vinta, è fatta per non finire mai. Una società gerarchica è possibile solo se si basa su povertà e ignoranza.
Questa nuova giustificazione della guerra attiene al passato, ma il passato, non può essere che uno e uno soltanto. Di norma lo sforzo bellico persegue sempre lo scopo di tenere la società al limite della sopravvivenza.
La guerra viene combattuta dalla classe dominante contro le classi subalterne e non ha per oggetto la vittoria sull’Eurasia o sull’Asia orientale, ma la conservazione dell’ordinamento sociale.“
Intanto, volendo scendere sul pratico, ho spesso analizzato la superiorità tecnologica della Federazione Russa2, ma ormai anche della Cina, ancora più lampante dopo che la Repubblica Islamica dell’Iran, figlioccio dei due citati appena prima, ha fatto fare una figura, che definire barbina è un eufemismo, ai nostri sistemi d’arma in supporto a Israele e pure a quelli di quest’ultimo3. Quindi, come perfettamente spiegato da Orwell sopra
La guerra non è fatta per essere vinta, è fatta per non finire mai
Ad oggi, la spesa pubblica destinata a riempire gli arsenali e, più in generale per la difesa, ha raggiunto una cifra doppia ai quasi 5 miliardi del 2019. Mentre, se ci allarghiamo al volume complessivo degli investimenti nel settore militare e della sicurezza, si aggira oggi sui 45 miliardi di euro. L’intenzione è di arrivare velocemente a 80 miliardi, significa il 3,5% del PIL, per poi arrivare a 110 miliardi, pari al 5% del PIL. Ecco la misura del parossismo attuale.

Il popolo cojone non ha difeso i propri figli contro dei farmaci sperimentali genici che millantavano di sconfiggere un raffreddore travestito da peste, non si difende dalle limitazioni alla mobilità privata spacciate in maniera truffaldina per necessarie contro il globaluòrmingh, né dalla fame verde, o dall’Holodomor 2022. Non si scomoda per difendersi, non lo fa mai, e non lo farà neanche ora
perché il popolo è cojone
Temo la guerra da troppo per non essere certo che la bramino e la perseguano con granitica determinazione. Non posso provare che abbiano stilato un programma che è datato quanto meno al 1871 ma è quello che, con pochissime riserve, credo (v. Albert Pike e Giuseppe Mazzini).
La guerra si prepara da anni4, più probabilmente da secoli, e noi, proprio come la rana bollita di Noam Chomsky5, non abbiamo più le forze per saltare fuori dalla pentola.
«Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!»
Trilussa (Carlo Alberto Camillo Salustri)

- Sui dubbi riguardo la narrazione nucleare, a puro fine speculativo, segnalo Bomba o non bomba 30/11/24 ↩︎
- Ho affrontato diverse volte questo argomento: La seconda tragica campagna di Russia 16/03/22; Vantaggio strategico ipersonico 30/01/23; Sott’acqua 09/03/23; Superiorità elettronica russa 22/07/23
↩︎ - Bisogna pure dire che Israele conta un terzo della popolazione che arriva proprio dalla Federazione Russa e dalle ex Repubbliche Socialiste Sovietiche, peraltro in gran parte impegnati nel settore militare e nell’accademia. ↩︎
- Ho spesso parlato di situazioni prodromiche a uno scontro globalizzato su vasta scala, ecco, non in ordine cronologico: Guerra non dichiarata 24/01/24; La guerra dei pochi contro i molti 03/09/23; Guerra molto fredda 30/08/22; Il movente della guerra 01/03/22; Riflessi di guerra 13/01/21; Campagna di Russia 26/02/24; Taiwan ultima frontiera 23/10/23; La Serbia si fa in 4 30/09/23; 11 uomini, sulla bara del morto 31/05/2023; World War III 26/01/23; Azofstal, II movimento, allegro 16/05/22; Africa buia 02/03/21; In fila per tre (col resto di niente) 22/10/20; Albert Pike e Giuseppe Mazzini 24/06/25.
↩︎ - Il principio della rana bollita: “Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”
Dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky ↩︎