Riflessioni Senza Categoria

We’re all white suprematist racist dudes…

lunedì 16/11/20

Attraverso in auto il mio paese deserto. È un piovoso, umido e scuro pomeriggio autunnale senza freddo. È ora di pranzo, primo pomeriggio per i diversamente meridionali, e sto andando a prendere un autobus che mi porterà direttamente a Roma.

La Campania di cuozzo Vicienzo da Ruvo del Monte (PZ) è diventata zona rossa, da ieri non si può più andare in giro privi di un valido motivo. La desolazione è assoluta, incrocio giusto tre persone attraversando l’intero paese che conta quarantacinquemila abitanti. Passo anche davanti al palazzo del Municipio.

La palazzina è composta da due piani, oltre quello al livello della strada, ha, sulla facciata principale, otto finestre per piano, al secondo sono tutti balconcini, al primo solo due hanno balconi, ma molto più ampi. Su uno dei balconcini degli uffici al secondo piano campeggia un manifesto, uno di quelli occhiellati in PVC, con stampata sopra la faccia di un giovane uomo di colore ― si tratta di una immagine che mi pare una foto trasformata in un disegno, ma la vedo di sfuggita ― c’è anche una scritta che recita: “Pomigliano contro il razzismo“.

Va bbuon’ avimm’ pazziato… Cioè, io giro nello sfacelo più assoluto di una ex cittadina industriale, in spazi urbani desolati e privi di vita, dove tutti stanno inscatolati a morire di fame perché c’è una influenza ― che si cura con l’idrossiclorochina ― e vvuje ve farcite ‘o sanghe amaro pe ‘o razzismo???

Ma siete deficienti o siete caduti dal seggiolone?

Stamm’ facenn’ overo o stamm’ pazziann’?

Premesso che il “razzismo” è da voi inteso secondo i principi delle arti marziali ― sfruttare la forza dell’avversario contro di lui ― nel senso che si usa la spinta antirazzista per combattere il razzismo proprio per realizzarlo ai massimi livelli, sfruttando gli immigrati a vario titolo, anche sessualmente e proprio come “pezzi di ricambio” (mercato degli organi) e, quando va bene, come “esercito industriale di riserva” in modo da distruggere i diritti di tutti i lavoratori.

Detto sinteticamente che l’affettato buonismo antirazzista dei progressisti ― che progrediscono come una malattia letale ― è solo putrido materiale organico di scarto, il mio problema è capire, in un contesto di morte socioeconomica, di fame vera, di distruzione della psiche delle vecchie e delle nuove generazioni, oggi, come siamo combinati, è possibile dedicarsi a questi problemi?

È accettabile discutere di razzismo quando milioni di italiani hanno problemi a mettere un piatto a tavola, ad avere la stessa tavola e anche un tetto che ripari la suddetta tavola dalla pioggia?

La domanda è retorica, la risposta sarebbe possibile motivo di denuncia penale, quindi sarà meglio che facciate da soli delle ipotesi.

Saranno mai questi problemi quelli cruciali che abbiamo la necessità di affrontare con tempestività ed efficacia?

Non hanno urgenza, ad esempio, le questioni che riguardano quello che succede ai nostri figli e alla scuola?

Voi che ci avete imposto dei rituali ridicoli, voi professoroni tecnocratici, servi devoti votati alla schiavitù tecnologica, voi conformisti, voi prepotenti, voi amanti dello Stato di Polizia, voi, negri di casa, voi servi del male, voi buonisti orrendi e perfidi, dovrete rendere conto della vostra natura, presto o tardi dovrete farlo, e io spero di vedervi pagare per la vostra complicità da kapò, per la vostra connivenza col male.

Voi tutti, siete veramente inqualificabili.

P.S. scoprii poi che si trattava di George Floyd, il pretesto per le devastazioni dei Black Lives Matter.

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Illustrazioni Federica Macera